Organizzare una vacanza al mare con gli anziani in RSA è un’impresa che sfida le convenzioni e che richiede di saper guardare oltre all’approccio assistenzialistico tradizionale.

Ogni anno, dall’estate 2016 e con l’esclusione del biennio pandemico, la Fondazione Casa Industria di Brescia si dedica a questo progetto ambizioso, organizzando per i suoi residenti una vacanza di una settimana lontano dalla routine quotidiana, insieme a un’équipe di professionisti selezionati e alcuni volontari.

L’articolo che segue racconta gli aspetti pratici e il senso di quest’esperienza attraverso le parole di alcune persone che l’hanno vissuta.

Si ringraziano per le interviste rilasciate a CURA: l’educatrice Michela Putelli e l’operatrice Doriana Gavezzoli, entrambe presenti alla vacanza; la signora Gianfranca Pugliano, residente presso la RSA di Casa Industria che ha partecipato per la prima volta alla vacanza nel 2024; il signor Antonio Passantino, famigliare che ha guardato con sorpresa e curiosità a quest’iniziativa in cui è stata coinvolta la moglie Alba Negroni, residente presso il nucleo Alzheimer della struttura.

Un’esperienza fuori dai minutaggi

Tutto ha avuto inizio dall’ascolto delle persone anziane. Molti residenti della struttura esprimevano frequentemente il desiderio di rivedere il mare e di trascorrervi qualche giorno.

Il bisogno è stato subito accolto dall’educatrice Michela, insieme alla coordinatrice di strutta e con il supporto della Presidente: tutte erano pronte a mettersi in gioco.

Sì, perché andare fuori dalla struttura significa anche uscire dalle regole dei minutaggi e dunque devi metterti alla prova, per riuscire a guardare oltre l’approccio assistenzialistico”, mi racconta Michela, anima della vacanza, motore proponente e persona che è stata in prima linea anche in termini operativi fin dalla prima estate.

La vacanza è stata fin dall’inizio organizzata con l’obiettivo di offrire una settimana di maggiore libertà al gruppo di persone anziane coinvolte, inizialmente composto da 9 persone, ma cresciuto nel tempo fino ad arrivare a 14 anziani partecipanti.

Di seguito la provenienza dei partecipanti alla vacanza rispetto all’unità di offerta dei servizi offerti dalla Fondazione:

In quei giorni vengono meno per tutti – anziani e operatori – gli orari inevitabilmente imposti all’interno dell’organizzazione, in favore di un tempo vissuto senza attività preordinate, con poche regole, solo seguendo bisogni e desideri degli anziani protagonisti.

E questa dimensione è l’ideale per gli operatori più motivati e più flessibili, che possono dedicarsi interamente alla persona, senza fretta, senza sentirsi meri esecutori di compiti e andando oltre le normative.

Come scegliere l’hotel

D’altra parte, la motivazione e la passione dei professionisti coinvolti è fondamentale proprio perché durante la vacanza si è a disposizione h24 delle persone anziane, che non sono accompagnate dai famigliari.

Ogni professionista dorme infatti in camera con 3 o 4 persone anziane e deve mettere bene in conto che per quei giorni non potrà “avere i suoi spazi”.

La cura di ogni dettaglio è affidata all’attenzione, alla dedizione e alla responsabilità dei professionisti della struttura, a partire dalla scelta dell’hotel stesso.

Mi spiegano infatti che da diversi anni la loro scelta ricade sempre sull’Hotel Novella di Bellaria, sia perché il personale è molto sensibile alle tematiche della disabilità e della fragilità, sia perché si trova molto vicino al mare – senza che si debbano fare discese o salite per arrivarci – ed è inoltre dotato di bagno attrezzato per persone disabili.

Come selezionare le persone anziane

Si tratta di elementi importantissimi a cui prestare attenzione, considerando che le persone coinvolte possiedono quadri clinici anche molto complessi:

Abbiamo portato con noi anche una persona dializzata e una persona insulinodipendente; ci sono persone che riescono ancora a deambulare, sì, ma anche altre in carrozzina e persone con decadimento cognitivo”, mi spiegano.

Per meglio comprendere le caratteristiche dei residenti e degli utenti che hanno partecipato a questa esperienza, di seguito si riportano i principali punteggi ottenuti alle scale della valutazione multidimensionale, nello specifico:

  1. Mini Mental State Examination MMSE (per lo stato cognitivo)
  2. Indice di Barthel Modificato (per lo stato funzionale)
  3. Scala di Tinetti (per lo stato motorio)

1. VALORI MMSE ANNI 2016-2023

PUNTEGGIO 2016 2017 2018 2019 2022 2023 MEDIA
MMSE > 24 44.2% 33.3% 6.7% 21.3% 30.8% 22.7%
MMSE 24-18 11.6% 25% 53.3% 35.8% 38.4% 63.6% 38%
MMSE < 18 44.2% 41.7% 40% 42.9% 30.8% 36.4% 39.3%

2. VALORI BARTHEL ANNI 2016-2023

PUNTEGGIO 2016 2017 2018 2019 2022 2023 MEDIA
Barthel > 90 11.1% 16.7% 20% 14.3% 9% 11.9%
Barthel 75-90 44.4% 25% 40% 42.9% 15.4% 45.5% 35.5%
Barthel 50-74 33.4% 25% 20% 21.4% 38.5% 18.2% 26%
Barthel < 50 11.1% 33.3% 20% 21.4% 46.1% 27.3% 26.5%

3. VALORI TINETTI ANNI 2016-2023

PUNTEGGIO 2016 2017 2018 2019 2022 2023 MEDIA
Tinetti > 24 22.2% 8.3% 26.7% 28.6% 38.5% 36.4% 26.7%
Tinetti 19-24 44.4% 50% 33.3% 21.4% 15.4% 27.2% 32%
Tinetti < 18 33.4% 41.7% 40% 50% 46.1% 36.4% 41.3%

Le tabelle mostrano come le persone che hanno partecipato al soggiorno al mare erano caratterizzate da diversi gradi di compromissione funzionale e motoria: circa il 75% presentava un rischio caduta moderato-elevato e il 50% un grado di dipendenza moderato-grave.

Il 77.3% era affetto da decadimento cognitivo di diverse gravità (il punteggio più basso è stato 7/30) e nell’anno 2023 tutti i partecipanti avevano un MMSE inferiore a 24.

Questi dati dimostrano gli sforzi dell’équipe nel cercare di andare oltre ai limiti imposti dalle condizioni clinico-assistenziali e permettere anche a chi ha oggettive difficoltà motorie e cognitive di vivere ancora un’esperienza amata nel corso della propria vita.

La selezione delle persone anziane avviene inevitabilmente anche su base economica, perché non tutte le persone residenti hanno famiglie che possono permettersi questa vacanza.

Casa Industria –  che sostiene il soggiorno dei professionisti, ai quali riserva anche un premio simbolico – si è però sforzata anche in questo senso, andando alla ricerca di fondi per far partecipare anche anziani che avevano il desiderio, ma che non potevano permetterselo.

La Fondazione ha infatti partecipato a un bando di recente con questo progetto-vacanza, anche se purtroppo non è riuscita a vincerlo.

La nostra Presidente (dott.ssa Elisabetta Donati, ndr) è una persona ‘molto avanti’”, mi raccontano, “ci ha ascoltati subito su questo progetto ed è sempre venuta anche lei in vacanza con noi, insieme a suo marito, che ci dà una grossa mano come volontario. Perché noi comunque portiamo tutte le persone anche a fare il bagno in mare, utilizzando dove necessario la carrozzina apposita, che va nell’acqua”.

Guardare alla persona

Proprio di questa carrozzina speciale mi parla anche la signora Gianfranca, residente della RSA della Fondazione, che ha partecipato per la prima volta alla vacanza nel 2024 “spinta dalla curiosità”.

Ero un po’ scettica all’inizio”, mi confida, “ma devo dire che l’organizzazione è stata perfetta”; “le signorine” – come lei le chiama – “erano sempre pronte per noi. Davvero brave”.

Gianfranca è una signora bresciana che ha viaggiato molto nella sua vita. Mi racconta di quanto le piaccia il mare e, soprattutto, di quanto ami poter fare il bagno in acqua.

Oggi, molto anziana e senza più una gamba, non avrebbe modo di farlo se non venissero in suo aiuto da un lato le carrozzine attrezzate, sì, ma dall’altro professioniste così attente e presenti, come lei stessa mi racconta.

La gioia che la signora Gianfranca esprime nel raccontarmi di quei giorni mi fa pensare alle parole che l’operatrice Doriana mi aveva detto poco prima:

Questa cosa dà vita agli anziani.

E dà loro anche progettualità: lo dici loro a febbraio, e loro non fanno che parlare di quello, vivendo quei mesi in funzione dell’arrivo dell’estate, per vivere la vacanza al mare”.

Mi si conferma così quanto sia stato centrato l’obiettivo che l’équipe si è data con questa vacanza: concentrarsi sulla persona, valorizzando ciò che ancora in lei c’è e andando oltre alla malattia e a ciò che “non ha più”.

Un obiettivo, questo, che di fatto “contagia” in senso positivo anche la società più in generale, per lo meno le persone che frequentano la spiaggia di Bellaria in quei giorni, come mi dicono:

Chiaramente in molti ci notano quando siamo in spiaggia, e più di una volta è capitato che qualcuno ci dicesse: ‘cavoli, ma allora potrei portare anche io la mia mamma anziana al mare!’”.

Si tratta cioè di un’azione concreta che aiuta tutti a smettere di pensare che in presenza di un anziano fragile non si possa più fare nulla.

Gli effetti sull’équipe

Guardare alla persona al di là della malattia è solo uno degli elementi chiave della vacanza, che ha inoltre lo scopo di “portare alla luce una nuova équipe”, con ricadute positive sul lavoro anche al rientro in struttura.

“Qui in RSA ogni figura ha il suo ruolo; naturalmente c’è un’équipe e si lavora insieme, però in vacanza quest’unione e questa mescolanza è ancora più chiara”, mi spiega Michela, aggiungendo una frase che mi colpisce molto:

“Lì al mare io sono educatrice, ma anche qualcosa in più o qualcosa in meno. Si crea una vera e propria squadra, con un rapporto molto diverso da quello che c’è in struttura; lì siamo veramente un ‘noi’”.

Ad aiutare in questo senso è sicuramente l’assenza di protocolli e minutaggi, come si diceva, ma anche il fatto che tutti i professionisti sono “in borghese”, senza divisa, e che in alcuni casi portano con sé anche i loro figli piccoli o adolescenti.

In ogni caso, per i professionisti che hanno scelto di mettersi in gioco e di esserci, questa vacanza “va al di là del lavoro” e rientra nel senso più profondo che ha per loro avere cura delle persone, cioè poterle ascoltare pienamente:

“Se la prendi in questo modo, allora è un’esperienza che ti lascia tantissimo e rientri in struttura totalmente ricaricato.”

È così che i professionisti che tornano possono influenzare positivamente chi invece è rimasto in struttura:

“Noi facciamo tesoro di quest’esperienza e facciamo il possibile per trasmetterla ai colleghi, per far nascere anche in loro il desiderio di partecipare e per far capire che non è vero che non stai lavorando se ti fermi a parlare con i residenti.

Portare al centro la relazione e la comunicazione, smettendo di pensare che si debbano eseguire solo compiti: questo è l’obiettivo.”

Sfiorare la gioia

Questo senso di squadra eccezionale mi viene riferito anche dal signor Antonio Passantino, famigliare che ha scelto di “fare una scappata insieme al figlio” e raggiungere il gruppo gli ultimi due giorni della vacanza 2024.

Addirittura mi parla di “rapporto simbiotico” tra operatori e pazienti (come lui preferisce chiamarli).

Tra i “pazienti” in vacanza vi è anche sua moglie Alba, una donna che ha fatto molto sport nella sua vita, ma che oggi si muove con una certa difficoltà.

Eppure, quest’esperienza ha fatto scattare in lei alcuni meccanismi di memoria che sembravano sopiti ed è persino riuscita a nuotare al largo, dove non toccava, insieme al marito che le stava accanto.

“È stato un momento quasi di gioia”, mi dice Passantino.

E credo sia proprio questo uno dei migliori risultati di cura che può attendersi un’équipe motivata: far avvicinare le persone a quella gioia che può arrivare solo quando si è ascoltati profondamente e riconosciuti pienamente nella propria libertà relazionale.

Alcuni scatti della vacanza 2024

signora anziana con girello in spiaggia

About the Author: Giulia Dapero

Giulia Dapero
Direttrice editoriale CURA _ Co-founder Editrice Dapero

Grazie di cuore

 

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rivista CURA settembre23

Con 1 euro puoi aiutarci a cambiare la narrazione stereotipata sulla vecchiaia e sul mondo delle RSA.

Organizzare una vacanza al mare con gli anziani in RSA è un’impresa che sfida le convenzioni e che richiede di saper guardare oltre all’approccio assistenzialistico tradizionale.

Ogni anno, dall’estate 2016 e con l’esclusione del biennio pandemico, la Fondazione Casa Industria di Brescia si dedica a questo progetto ambizioso, organizzando per i suoi residenti una vacanza di una settimana lontano dalla routine quotidiana, insieme a un’équipe di professionisti selezionati e alcuni volontari.

L’articolo che segue racconta gli aspetti pratici e il senso di quest’esperienza attraverso le parole di alcune persone che l’hanno vissuta.

Si ringraziano per le interviste rilasciate a CURA: l’educatrice Michela Putelli e l’operatrice Doriana Gavezzoli, entrambe presenti alla vacanza; la signora Gianfranca Pugliano, residente presso la RSA di Casa Industria che ha partecipato per la prima volta alla vacanza nel 2024; il signor Antonio Passantino, famigliare che ha guardato con sorpresa e curiosità a quest’iniziativa in cui è stata coinvolta la moglie Alba Negroni, residente presso il nucleo Alzheimer della struttura.

Un’esperienza fuori dai minutaggi

Tutto ha avuto inizio dall’ascolto delle persone anziane. Molti residenti della struttura esprimevano frequentemente il desiderio di rivedere il mare e di trascorrervi qualche giorno.

Il bisogno è stato subito accolto dall’educatrice Michela, insieme alla coordinatrice di strutta e con il supporto della Presidente: tutte erano pronte a mettersi in gioco.

Sì, perché andare fuori dalla struttura significa anche uscire dalle regole dei minutaggi e dunque devi metterti alla prova, per riuscire a guardare oltre l’approccio assistenzialistico”, mi racconta Michela, anima della vacanza, motore proponente e persona che è stata in prima linea anche in termini operativi fin dalla prima estate.

La vacanza è stata fin dall’inizio organizzata con l’obiettivo di offrire una settimana di maggiore libertà al gruppo di persone anziane coinvolte, inizialmente composto da 9 persone, ma cresciuto nel tempo fino ad arrivare a 14 anziani partecipanti.

Di seguito la provenienza dei partecipanti alla vacanza rispetto all’unità di offerta dei servizi offerti dalla Fondazione:

In quei giorni vengono meno per tutti – anziani e operatori – gli orari inevitabilmente imposti all’interno dell’organizzazione, in favore di un tempo vissuto senza attività preordinate, con poche regole, solo seguendo bisogni e desideri degli anziani protagonisti.

E questa dimensione è l’ideale per gli operatori più motivati e più flessibili, che possono dedicarsi interamente alla persona, senza fretta, senza sentirsi meri esecutori di compiti e andando oltre le normative.

Come scegliere l’hotel

D’altra parte, la motivazione e la passione dei professionisti coinvolti è fondamentale proprio perché durante la vacanza si è a disposizione h24 delle persone anziane, che non sono accompagnate dai famigliari.

Ogni professionista dorme infatti in camera con 3 o 4 persone anziane e deve mettere bene in conto che per quei giorni non potrà “avere i suoi spazi”.

La cura di ogni dettaglio è affidata all’attenzione, alla dedizione e alla responsabilità dei professionisti della struttura, a partire dalla scelta dell’hotel stesso.

Mi spiegano infatti che da diversi anni la loro scelta ricade sempre sull’Hotel Novella di Bellaria, sia perché il personale è molto sensibile alle tematiche della disabilità e della fragilità, sia perché si trova molto vicino al mare – senza che si debbano fare discese o salite per arrivarci – ed è inoltre dotato di bagno attrezzato per persone disabili.

Come selezionare le persone anziane

Si tratta di elementi importantissimi a cui prestare attenzione, considerando che le persone coinvolte possiedono quadri clinici anche molto complessi:

Abbiamo portato con noi anche una persona dializzata e una persona insulinodipendente; ci sono persone che riescono ancora a deambulare, sì, ma anche altre in carrozzina e persone con decadimento cognitivo”, mi spiegano.

Per meglio comprendere le caratteristiche dei residenti e degli utenti che hanno partecipato a questa esperienza, di seguito si riportano i principali punteggi ottenuti alle scale della valutazione multidimensionale, nello specifico:

  1. Mini Mental State Examination MMSE (per lo stato cognitivo)
  2. Indice di Barthel Modificato (per lo stato funzionale)
  3. Scala di Tinetti (per lo stato motorio)

1. VALORI MMSE ANNI 2016-2023

PUNTEGGIO 2016 2017 2018 2019 2022 2023 MEDIA
MMSE > 24 44.2% 33.3% 6.7% 21.3% 30.8% 22.7%
MMSE 24-18 11.6% 25% 53.3% 35.8% 38.4% 63.6% 38%
MMSE < 18 44.2% 41.7% 40% 42.9% 30.8% 36.4% 39.3%

2. VALORI BARTHEL ANNI 2016-2023

PUNTEGGIO 2016 2017 2018 2019 2022 2023 MEDIA
Barthel > 90 11.1% 16.7% 20% 14.3% 9% 11.9%
Barthel 75-90 44.4% 25% 40% 42.9% 15.4% 45.5% 35.5%
Barthel 50-74 33.4% 25% 20% 21.4% 38.5% 18.2% 26%
Barthel < 50 11.1% 33.3% 20% 21.4% 46.1% 27.3% 26.5%

3. VALORI TINETTI ANNI 2016-2023

PUNTEGGIO 2016 2017 2018 2019 2022 2023 MEDIA
Tinetti > 24 22.2% 8.3% 26.7% 28.6% 38.5% 36.4% 26.7%
Tinetti 19-24 44.4% 50% 33.3% 21.4% 15.4% 27.2% 32%
Tinetti < 18 33.4% 41.7% 40% 50% 46.1% 36.4% 41.3%

Le tabelle mostrano come le persone che hanno partecipato al soggiorno al mare erano caratterizzate da diversi gradi di compromissione funzionale e motoria: circa il 75% presentava un rischio caduta moderato-elevato e il 50% un grado di dipendenza moderato-grave.

Il 77.3% era affetto da decadimento cognitivo di diverse gravità (il punteggio più basso è stato 7/30) e nell’anno 2023 tutti i partecipanti avevano un MMSE inferiore a 24.

Questi dati dimostrano gli sforzi dell’équipe nel cercare di andare oltre ai limiti imposti dalle condizioni clinico-assistenziali e permettere anche a chi ha oggettive difficoltà motorie e cognitive di vivere ancora un’esperienza amata nel corso della propria vita.

La selezione delle persone anziane avviene inevitabilmente anche su base economica, perché non tutte le persone residenti hanno famiglie che possono permettersi questa vacanza.

Casa Industria –  che sostiene il soggiorno dei professionisti, ai quali riserva anche un premio simbolico – si è però sforzata anche in questo senso, andando alla ricerca di fondi per far partecipare anche anziani che avevano il desiderio, ma che non potevano permetterselo.

La Fondazione ha infatti partecipato a un bando di recente con questo progetto-vacanza, anche se purtroppo non è riuscita a vincerlo.

La nostra Presidente (dott.ssa Elisabetta Donati, ndr) è una persona ‘molto avanti’”, mi raccontano, “ci ha ascoltati subito su questo progetto ed è sempre venuta anche lei in vacanza con noi, insieme a suo marito, che ci dà una grossa mano come volontario. Perché noi comunque portiamo tutte le persone anche a fare il bagno in mare, utilizzando dove necessario la carrozzina apposita, che va nell’acqua”.

Guardare alla persona

Proprio di questa carrozzina speciale mi parla anche la signora Gianfranca, residente della RSA della Fondazione, che ha partecipato per la prima volta alla vacanza nel 2024 “spinta dalla curiosità”.

Ero un po’ scettica all’inizio”, mi confida, “ma devo dire che l’organizzazione è stata perfetta”; “le signorine” – come lei le chiama – “erano sempre pronte per noi. Davvero brave”.

Gianfranca è una signora bresciana che ha viaggiato molto nella sua vita. Mi racconta di quanto le piaccia il mare e, soprattutto, di quanto ami poter fare il bagno in acqua.

Oggi, molto anziana e senza più una gamba, non avrebbe modo di farlo se non venissero in suo aiuto da un lato le carrozzine attrezzate, sì, ma dall’altro professioniste così attente e presenti, come lei stessa mi racconta.

La gioia che la signora Gianfranca esprime nel raccontarmi di quei giorni mi fa pensare alle parole che l’operatrice Doriana mi aveva detto poco prima:

Questa cosa dà vita agli anziani.

E dà loro anche progettualità: lo dici loro a febbraio, e loro non fanno che parlare di quello, vivendo quei mesi in funzione dell’arrivo dell’estate, per vivere la vacanza al mare”.

Mi si conferma così quanto sia stato centrato l’obiettivo che l’équipe si è data con questa vacanza: concentrarsi sulla persona, valorizzando ciò che ancora in lei c’è e andando oltre alla malattia e a ciò che “non ha più”.

Un obiettivo, questo, che di fatto “contagia” in senso positivo anche la società più in generale, per lo meno le persone che frequentano la spiaggia di Bellaria in quei giorni, come mi dicono:

Chiaramente in molti ci notano quando siamo in spiaggia, e più di una volta è capitato che qualcuno ci dicesse: ‘cavoli, ma allora potrei portare anche io la mia mamma anziana al mare!’”.

Si tratta cioè di un’azione concreta che aiuta tutti a smettere di pensare che in presenza di un anziano fragile non si possa più fare nulla.

Gli effetti sull’équipe

Guardare alla persona al di là della malattia è solo uno degli elementi chiave della vacanza, che ha inoltre lo scopo di “portare alla luce una nuova équipe”, con ricadute positive sul lavoro anche al rientro in struttura.

“Qui in RSA ogni figura ha il suo ruolo; naturalmente c’è un’équipe e si lavora insieme, però in vacanza quest’unione e questa mescolanza è ancora più chiara”, mi spiega Michela, aggiungendo una frase che mi colpisce molto:

“Lì al mare io sono educatrice, ma anche qualcosa in più o qualcosa in meno. Si crea una vera e propria squadra, con un rapporto molto diverso da quello che c’è in struttura; lì siamo veramente un ‘noi’”.

Ad aiutare in questo senso è sicuramente l’assenza di protocolli e minutaggi, come si diceva, ma anche il fatto che tutti i professionisti sono “in borghese”, senza divisa, e che in alcuni casi portano con sé anche i loro figli piccoli o adolescenti.

In ogni caso, per i professionisti che hanno scelto di mettersi in gioco e di esserci, questa vacanza “va al di là del lavoro” e rientra nel senso più profondo che ha per loro avere cura delle persone, cioè poterle ascoltare pienamente:

“Se la prendi in questo modo, allora è un’esperienza che ti lascia tantissimo e rientri in struttura totalmente ricaricato.”

È così che i professionisti che tornano possono influenzare positivamente chi invece è rimasto in struttura:

“Noi facciamo tesoro di quest’esperienza e facciamo il possibile per trasmetterla ai colleghi, per far nascere anche in loro il desiderio di partecipare e per far capire che non è vero che non stai lavorando se ti fermi a parlare con i residenti.

Portare al centro la relazione e la comunicazione, smettendo di pensare che si debbano eseguire solo compiti: questo è l’obiettivo.”

Sfiorare la gioia

Questo senso di squadra eccezionale mi viene riferito anche dal signor Antonio Passantino, famigliare che ha scelto di “fare una scappata insieme al figlio” e raggiungere il gruppo gli ultimi due giorni della vacanza 2024.

Addirittura mi parla di “rapporto simbiotico” tra operatori e pazienti (come lui preferisce chiamarli).

Tra i “pazienti” in vacanza vi è anche sua moglie Alba, una donna che ha fatto molto sport nella sua vita, ma che oggi si muove con una certa difficoltà.

Eppure, quest’esperienza ha fatto scattare in lei alcuni meccanismi di memoria che sembravano sopiti ed è persino riuscita a nuotare al largo, dove non toccava, insieme al marito che le stava accanto.

“È stato un momento quasi di gioia”, mi dice Passantino.

E credo sia proprio questo uno dei migliori risultati di cura che può attendersi un’équipe motivata: far avvicinare le persone a quella gioia che può arrivare solo quando si è ascoltati profondamente e riconosciuti pienamente nella propria libertà relazionale.

Alcuni scatti della vacanza 2024

signora anziana con girello in spiaggia

About the Author: Giulia Dapero

Giulia Dapero
Direttrice editoriale CURA _ Co-founder Editrice Dapero

Grazie di cuore

 

Se questo articolo ti è stato utile puoi fare una piccola donazione per sostenere il lavoro di CURA

rivista CURA settembre23

Con 1 euro puoi aiutarci a cambiare la narrazione stereotipata sulla vecchiaia e sul mondo delle RSA.

One Comment

  1. Barbara Picchio 20 Gennaio 2025 at 14:40 - Reply

    Bellissima iniziativa. Complimenti a tutta la squadra di Fondazione Casa Industria per l’impegno nella costruzione di momenti di valore
    e ricordi preziosi per anziani e professionisti della cura. Grazie di cuore alla Dott.ssa Massenti per la disponibilità a condividere informazioni pratiche per la realizzazione di una vacanza al mare. Mi auguro che altre RSA provino a mettersi in gioco riscoprendo la centralità della relazione e il significato autentico della professione di cura.

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