L’articolo, a cura di Chiara Celentano (Direttore della Residenza Richelmy di Torino) e Barbara Di Clemente (Scrittrice e responsabile dei progetti di letteratura/scrittura creativa e di integrazione col territorio presso la Residenza Richelmy di Torino), racconta di due progetti realizzati dalla Residenza Richelmy di Torino per favorire un ascolto attivo dei pensieri e dei desideri dei cittadini rispetto al mondo delle RSA.

RSA e Comunità: una nuova narrazione

La percezione comune delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) è spesso influenzata da narrazioni mediatiche che mettono in luce solo gli aspetti negativi o problematici del settore. Questo approccio tende a creare diffidenza e timori nella popolazione, ignorando gli sforzi e le iniziative che molte RSA portano avanti per migliorare il benessere dei residenti e valorizzare il ruolo della struttura all’interno della comunità.

Per contrastare questa visione unilaterale, un movimento di contronarrazione ha preso forma, con l’obiettivo di raccontare le RSA in modo più realistico e umano. In questo articolo, esploreremo due progetti innovativi realizzati per promuovere una maggiore comprensione e una narrazione più equilibrata del mondo delle RSA.

(Se il tema delle narrazioni negative dei media ti interessa, ne abbiamo parlato anche in quest’articolo: Pregiudizio sulle RSA: c’è modo di superarlo? In dialogo con un Direttore Generale)

Ascoltare per Rispondere: L’RSA incontra le Comunità

Uno dei primi passi che abbiamo fatto in Residenza Richelmy per cambiare la percezione delle RSA è stato quello di comprendere cosa la comunità esternamente si chieda veramente riguardo alle strutture.

Invece di proporre contenuti preconfezionati, abbiamo deciso di raccogliere le reali curiosità e preoccupazioni della popolazione, rivolgendoci direttamente a loro, in ambienti come chat di mamme, scuole e associazioni sportive. Questa scelta innovativa ha permesso di identificare temi e domande autentiche che spesso non emergono nel dibattito pubblico.

Durante queste interviste, molte persone hanno manifestato interesse per argomenti legati alla qualità della vita nelle RSA, alle attività disponibili per le persone anziane e alla gestione e alla selezione del personale. Alcune domande ricorrenti sono state:

I residenti interagiscono tra di loro? Si creano legami anche di amicizia?

Usate la musica in filodiffusione per accompagnare le loro giornate?

Sfruttate ogni tanto le competenze che avevano nel passato per farli sentire ancora importanti e utili?

Ci sono residenti completamente soli che non hanno nessuno che vada a trovarli? Che strategie adottate per farli sentire meno soli e garantire loro una vita serena?

Organizzate incontri con le scuole? Come reagiscono vedendo i bambini?

Festeggiate i compleanni di tutti i residenti? Quanti anni ha il residente o la residente più anziana?

Che caratteristiche deve avere una persona che lavora a stretto contatto con gli anziani?

Le stanze in cui vivono possono arredarle a proprio piacimento, anche con oggetti che arrivano dalle loro case, o sono standard?

Decidono loro il proprio compagno di tavolo? Hanno menù studiati appositamente per la loro età?

A che ora vengono svegliati e messi a letto?

Gli anziani con demenza sono separati da quelli che ancora stanno bene cognitivamente?

La raccolta delle domande è stata seguita dall’organizzazione di un convegno aperto alla popolazione, dove esperti e operatori del settore hanno risposto direttamente alle curiosità emerse, contribuendo così a creare un dialogo aperto e trasparente. Questo progetto ha evidenziato il valore dell’ascolto attivo e della comunicazione empatica come strumenti per ridurre la distanza tra RSA e popolazione, favorendo una maggiore comprensione e costruendo fiducia.

Arte partecipativa e RSA: un dialogo creativo e inclusivo

Ispirato dal lavoro dell’artista Greg Goya, questo progetto ha utilizzato l’arte come veicolo per aprire un dialogo intorno alle RSA e al concetto di cura.

L’idea è stata quella di creare installazioni artistiche che invitassero i passanti a rispondere a domande centrali per il mondo delle RSA, come “Che cosa non dovrebbe mancare in una RSA?” e “Quali emozioni ti arrivano nella relazione di cura?”.

Le installazioni, composte da post-it e spazi dove i partecipanti potevano attaccare i propri pensieri, hanno permesso a ciascuno di esprimere le proprie opinioni ed emozioni in modo libero e spontaneo.

Sono usciti spunti interessanti e idee innovative per allietare la vita dei residenti. Alla prima domanda alcuni hanno risposto:

  • Creare Rsa in cui vivano coi loro amici animali;
  • Fare un parco giochi con altalene e strutture sicure per la loro età;
  • Selezionare le persone che lavorano in questi posti anche con test mirati che ne rilevino l’empatia e la pazienza;
  • Farli recitare in spettacoli semplici in cui possano interagire tra di loro e fare gruppo;
  • Arredare ogni luogo con cura in modo che vivano in un ambiente gradevole;
  • Farli sentire in famiglia;
  • Far fare tanti lavoretti manuali ed esercizi cognitivi di gruppo;
  • Portarli a fare delle gite fuori porta in modo che si distraggano e si sentano ancora vivi…

Questa prima installazione si è svolta in una pineta abruzzese, mentre la seconda è stata organizzata nella nostra Residenza durante la Giornata Mondiale dell’Alzheimer.

In questa occasione diverse persone hanno evidenziato l’importanza di affiancare ai malati dei professionisti competenti, di grande empatia e umanità. È emersa anche l’importanza di “formare” i familiari di questi residenti, per far sì che accompagnino al meglio il parente per tutto il decorso della malattia, tutelando al contempo la propria salute psicofisica messa duramente alla prova.

In entrambi i casi, le risposte raccolte hanno rivelato sentimenti profondi e riflessioni sincere sul valore della cura e dell’umanità nelle RSA. Attraverso l’arte partecipativa, questo progetto ha creato una narrazione collettiva e condivisa, che ha contribuito a superare stereotipi e a promuovere una visione più empatica e vicina alla realtà del settore.

Verso un futuro di fiducia

Questi progetti rappresentano un esempio concreto di come le RSA possano ridefinire la loro immagine pubblica grazie a un approccio partecipativo e inclusivo. L’ascolto delle persone e il dialogo aperto sono stati elementi chiave per creare una narrazione più equilibrata e valorizzante, che rispecchia la complessità e l’umanità di queste strutture. In futuro, progetti come questi possono aiutare le RSA a integrarsi sempre più nella comunità, rafforzando la fiducia e promuovendo un modello di cura basato sul rispetto e sulla dignità.

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La Residenza per anziani nel cuore di Torino

L’articolo, a cura di Chiara Celentano (Direttore della Residenza Richelmy di Torino) e Barbara Di Clemente (Scrittrice e responsabile dei progetti di letteratura/scrittura creativa e di integrazione col territorio presso la Residenza Richelmy di Torino), racconta di due progetti realizzati dalla Residenza Richelmy di Torino per favorire un ascolto attivo dei pensieri e dei desideri dei cittadini rispetto al mondo delle RSA.

RSA e Comunità: una nuova narrazione

La percezione comune delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) è spesso influenzata da narrazioni mediatiche che mettono in luce solo gli aspetti negativi o problematici del settore. Questo approccio tende a creare diffidenza e timori nella popolazione, ignorando gli sforzi e le iniziative che molte RSA portano avanti per migliorare il benessere dei residenti e valorizzare il ruolo della struttura all’interno della comunità.

Per contrastare questa visione unilaterale, un movimento di contronarrazione ha preso forma, con l’obiettivo di raccontare le RSA in modo più realistico e umano. In questo articolo, esploreremo due progetti innovativi realizzati per promuovere una maggiore comprensione e una narrazione più equilibrata del mondo delle RSA.

(Se il tema delle narrazioni negative dei media ti interessa, ne abbiamo parlato anche in quest’articolo: Pregiudizio sulle RSA: c’è modo di superarlo? In dialogo con un Direttore Generale)

Ascoltare per Rispondere: L’RSA incontra le Comunità

Uno dei primi passi che abbiamo fatto in Residenza Richelmy per cambiare la percezione delle RSA è stato quello di comprendere cosa la comunità esternamente si chieda veramente riguardo alle strutture.

Invece di proporre contenuti preconfezionati, abbiamo deciso di raccogliere le reali curiosità e preoccupazioni della popolazione, rivolgendoci direttamente a loro, in ambienti come chat di mamme, scuole e associazioni sportive. Questa scelta innovativa ha permesso di identificare temi e domande autentiche che spesso non emergono nel dibattito pubblico.

Durante queste interviste, molte persone hanno manifestato interesse per argomenti legati alla qualità della vita nelle RSA, alle attività disponibili per le persone anziane e alla gestione e alla selezione del personale. Alcune domande ricorrenti sono state:

I residenti interagiscono tra di loro? Si creano legami anche di amicizia?

Usate la musica in filodiffusione per accompagnare le loro giornate?

Sfruttate ogni tanto le competenze che avevano nel passato per farli sentire ancora importanti e utili?

Ci sono residenti completamente soli che non hanno nessuno che vada a trovarli? Che strategie adottate per farli sentire meno soli e garantire loro una vita serena?

Organizzate incontri con le scuole? Come reagiscono vedendo i bambini?

Festeggiate i compleanni di tutti i residenti? Quanti anni ha il residente o la residente più anziana?

Che caratteristiche deve avere una persona che lavora a stretto contatto con gli anziani?

Le stanze in cui vivono possono arredarle a proprio piacimento, anche con oggetti che arrivano dalle loro case, o sono standard?

Decidono loro il proprio compagno di tavolo? Hanno menù studiati appositamente per la loro età?

A che ora vengono svegliati e messi a letto?

Gli anziani con demenza sono separati da quelli che ancora stanno bene cognitivamente?

La raccolta delle domande è stata seguita dall’organizzazione di un convegno aperto alla popolazione, dove esperti e operatori del settore hanno risposto direttamente alle curiosità emerse, contribuendo così a creare un dialogo aperto e trasparente. Questo progetto ha evidenziato il valore dell’ascolto attivo e della comunicazione empatica come strumenti per ridurre la distanza tra RSA e popolazione, favorendo una maggiore comprensione e costruendo fiducia.

Arte partecipativa e RSA: un dialogo creativo e inclusivo

Ispirato dal lavoro dell’artista Greg Goya, questo progetto ha utilizzato l’arte come veicolo per aprire un dialogo intorno alle RSA e al concetto di cura.

L’idea è stata quella di creare installazioni artistiche che invitassero i passanti a rispondere a domande centrali per il mondo delle RSA, come “Che cosa non dovrebbe mancare in una RSA?” e “Quali emozioni ti arrivano nella relazione di cura?”.

Le installazioni, composte da post-it e spazi dove i partecipanti potevano attaccare i propri pensieri, hanno permesso a ciascuno di esprimere le proprie opinioni ed emozioni in modo libero e spontaneo.

Sono usciti spunti interessanti e idee innovative per allietare la vita dei residenti. Alla prima domanda alcuni hanno risposto:

  • Creare Rsa in cui vivano coi loro amici animali;
  • Fare un parco giochi con altalene e strutture sicure per la loro età;
  • Selezionare le persone che lavorano in questi posti anche con test mirati che ne rilevino l’empatia e la pazienza;
  • Farli recitare in spettacoli semplici in cui possano interagire tra di loro e fare gruppo;
  • Arredare ogni luogo con cura in modo che vivano in un ambiente gradevole;
  • Farli sentire in famiglia;
  • Far fare tanti lavoretti manuali ed esercizi cognitivi di gruppo;
  • Portarli a fare delle gite fuori porta in modo che si distraggano e si sentano ancora vivi…

Questa prima installazione si è svolta in una pineta abruzzese, mentre la seconda è stata organizzata nella nostra Residenza durante la Giornata Mondiale dell’Alzheimer.

In questa occasione diverse persone hanno evidenziato l’importanza di affiancare ai malati dei professionisti competenti, di grande empatia e umanità. È emersa anche l’importanza di “formare” i familiari di questi residenti, per far sì che accompagnino al meglio il parente per tutto il decorso della malattia, tutelando al contempo la propria salute psicofisica messa duramente alla prova.

In entrambi i casi, le risposte raccolte hanno rivelato sentimenti profondi e riflessioni sincere sul valore della cura e dell’umanità nelle RSA. Attraverso l’arte partecipativa, questo progetto ha creato una narrazione collettiva e condivisa, che ha contribuito a superare stereotipi e a promuovere una visione più empatica e vicina alla realtà del settore.

Verso un futuro di fiducia

Questi progetti rappresentano un esempio concreto di come le RSA possano ridefinire la loro immagine pubblica grazie a un approccio partecipativo e inclusivo. L’ascolto delle persone e il dialogo aperto sono stati elementi chiave per creare una narrazione più equilibrata e valorizzante, che rispecchia la complessità e l’umanità di queste strutture. In futuro, progetti come questi possono aiutare le RSA a integrarsi sempre più nella comunità, rafforzando la fiducia e promuovendo un modello di cura basato sul rispetto e sulla dignità.

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La Residenza per anziani nel cuore di Torino

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