Per un Buon Trattamento nei servizi anziani dopo la crisi del Covid-19
Le parole, mattoni con i quali costruiamo interpretiamo la realtà e costruiamo relazioni. Diventano il vocabolario della persona, della direzione, dell’organizzazione. Ed il linguaggio crea possibilità di cura oppure impotenza e violenza
Le parole, capaci di cambiare il nostro cervello e costruire la nostra visione organizzativa (che diventa l’Identità della Cura incarnata nelle azioni e nei processi), diventano una delle leve per il processo di costruzione della qualità reale e percepita.
E ora quali sono le tre parole con le quali creare la nostra “ri-partenza”?
Rinascita – La parola emergenza deve essere abbandonata. “Quando si è nel bel mezzo di una crisi, può essere difficile pensare oltre le risposte a breve termine. Ma in quanto leader, il tuo obiettivo primario deve essere a lungo termine. Il tuo compito è guidare il personale verso il miglio futuro possibile”
È tempo quindi di dare un segnale interno di visione futura alla quale tutti insieme possiamo partecipare.
È tempo di momenti di riflessione collettivi che creino una nuova declinazione dell’Identità della Cura dell’organizzazione.
È tempo di leggere l’assistenza senza veli e senza scuse (i residenti sono dimagriti? Hanno forse segnali corporei di trascuratezza?).
È tempo di ringraziare gli operatori per ciò che hanno saputo fare.
…e tanto altro ancora…
Le parole possono essere proiettili, ma possono essere anche squadre di soccorso (Jòn Kalman Stefànsson)
Identità della cura. Lo scopo di un’organizzazione sociosanitaria è senz’altro la cura delle persone, ma il significato che viene dato alla parola CURA è davvero soggettivo. L’identità della cura determina in modo significativo la cultura aziendale e mai come ora è stato importante che sia scritta e condivisa, pulsante e viva nelle menti di coloro che lavorano.
Cultura digitale. Abbiamo sperimentato le video chiamate, abbiamo vissuto i meeting on line, siamo stati vicini anche se fisicamente lontani. I limiti delle persone sono diventati i limiti dell’organizzazione, la naturalità delle conoscenze digitali è diventata invece occasione per comunicare, in ogni modo.È tempo che la mentalità organizzativa statica si apra alle infinite possibilità che oggi abbiamo a disposizione. Non è tempo di nascondersi dietro a credenze limitanti “agli anziani le videochiamate non piacciono”, “fare una riunione on line non è bello”, per invece cogliere la potenzialità di strumenti che dobbiamo implementare e continuare, talvolta a scegliere
Quindi:
- Rinascita
- Identità della Cura
- Cultura e innovazione Digitale
… impastale insieme e crea il tuo progetto intriso di una reale cultura di Cura. Perché cos’è la Cura se non uno scrivere collettivo in perenne Divenire?
L’articolo completo si trova nel N° 2 della rivista CURA stampata. Se interessa approfondire e clicca per acquistare il N° 2 di CURA
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