Questa storia ci mostra quanto sia difficile alle volte far incontrare i mondi diversi che abitano i nostri luoghi di Cura. Si racconta qui di un residente albanese con grave compromissione cognitiva e della sua difficoltà a entrare in comunicazione con l’équipe, degli sforzi messi in atto dalla struttura (ASP Carlo Sartori di S. Polo d’Enza, RE), dell’impegno e dell’amore della figlia, fino alla morte del papà avvenuta pochi mesi fa.

Tutti i nomi e i cognomi citati sono di fantasia, ma i fatti e le storie di vita menzionati sono tutti autentici.

Mehmet arriva da noi

Il signor Gashi Mehmet, di 82 anni e di origine albanese, viene accolto presso la nostra struttura in urgenza in data 08/11/2021, a seguito di un suo peggioramento clinico e di grandi difficoltà di gestione da parte della famiglia della figlia con cui vive, in cui è presente un bambino di un anno e mezzo e un altro di 10 anni con seri problemi di salute.

La diagnosi al momento dell’accoglienza presso la nostra struttura è demenza con disturbi del comportamento.

Le difficoltà a entrare in comunicazione

Mehmet ha un quadro clinico complesso a causa della demenza, sì; ma ciò che rende la situazione ancora più difficile è la difficoltà per noi a entrare in comunicazione con lui, dal momento che parla solo la lingua albanese. Spesso il signor Gashi manifesta infatti una reazione oppositiva a certi interventi del personale, che non sa come farsi comprendere.

Nei primi giorni gli operatori provano allora a utilizzare il traduttore simultaneo, ma con scarsi risultati, dal momento che la verbalizzazione poco chiara di Mehmet non permette al traduttore di comprendere le sue parole.

In quei giorni l’accesso alla struttura da parte della figlia è molto ridotto, sia a causa delle normative Covid, sia per la sua situazione famigliare; anche se, appena può, si rende disponibile a presenziare ai pasti o ad essere chiamata al telefono per fare da mediatrice.

Tuttavia anche il suo aiuto non basta per dare al personale sufficienti elementi per comprenderlo durante gli altri momenti della giornata.

La storia di Mehmet

Da lì a poco viene effettuato il colloquio con la figlia per raccogliere in modo più approfondito la storia di vita di Mehmet. Il tutto viene riportato in consegna, a disposizione dell’équipe:

Mehmet è l’ultimo di 5 figli, nato in un piccolo paese di montagna.

Per la cultura albanese l’ultimo dei figli è quello che si dovrà prendere cura dei genitori fino alla fine, ma la vita ha cambiato un po’ le cose.

Il padre e i fratelli hanno sempre lavorato come muratori e questo comportava stare lontani da casa per lunghissimi periodi anche mesi. Così, all’età di 12 anni Mehmet ha iniziato a lavorare in trasferta con padre, fratelli e cugini.

In età adulta il suo lavoro lo ha portato a trasferirsi in città, dove ha conosciuto la moglie Hana, con cui ha costruito la sua famiglia composta prima da 2 figli maschi e poi, dopo 10/11 anni, è arrivata anche Alba, la figlia femmina con cui Mehmet ha sempre avuto un rapporto speciale.

 Mehmet faceva doppi e tripli lavori: il primo, quello ufficiale, come imbianchino per una ditta pubblica; poi nelle restanti ore della giornata faceva lavori di muratore e imbianchino per privati per poter aiutare economicamente la famiglia di origine, che è rimasta a vivere nel piccolo paese di montagna; per quel senso del dovere che in lui è molto forte li ha sempre aiutati fino alla fine.

Non ha mai fatto ferie, si è sempre prodigato per il prossimo, ha sempre aiutato tutti quelli che lo cercavano, anche economicamente.

In paese tutti lo conoscevano, lo ammiravano e lo cercavano per il suo lavoro, perché lavoratore instancabile ed estremamente preciso e pignolo.

 Circa 25 anni fa Mehmet perde la moglie a causa di un tumore: lui al tempo aveva 60 anni e non ha mai assolutamente pensato di trovare una nuova compagna in quanto Hana è e sarà sempre l’amore della sua vita.

 In Albania il servizio sanitario funziona che più soldi dai e più ti curano: questo ha portato alla decisione di tentare di curare Hana in Italia. infatti Hana viene in Italia a casa dei figli maschi che si trovano già qui, mentre Alba è ancora piccola e quindi rimane in Albania.

 Purtroppo, la gravità della situazione porta comunque alla morte di Hana.

A Mehmet rimane un po’ il senso di rabbia che i figli non abbiano fatto abbastanza per poter salvare la moglie.

Prosegue la sua vita in Albania con la figlia, che nel frattempo studia all’università, e insieme si trasferiscono in un piccolo appartamento nel paese in cui è situata l’università, proprio perché Mehmet non vuole rimanere a casa da solo e vuole prendersi cura di lei.

 Dalla morte della moglie ha sempre cercato di tenersi occupato per non pensare.

 Arriva in Italia all’età di 70 anni e va a vivere con la figlia (con i figli maschi sarebbe stato difficoltoso l’ambientamento, perché troppo abituato a vivere con lei).

 Frequenta un piccolo gruppo di signori di origine Albanese con cui gioca a domino o a carte. Adora camminare molto e questo lo porta a fare lunghe passeggiate. Tutto questo fino a che la malattia glielo ha permesso.

Inizierà a fare sempre più fatica a giocare a domino, e a volte farà fatica a trovare la strada di casa, quindi pian piano si ritirerà in casa, dove starà sul balcone e si terrà comunque impegnato con il domino e con le carte, ma giocando a modo suo.

Mehmet ha un carattere forte, ha sempre voluto aver ragione nelle varie discussioni, perché, dice lui, che “anche se ragione non l’ho, anche solo per il fatto che sono una persona anziana e quindi con più esperienza, per rispetto la ragione mi deve essere riconosciuta”.

Mehmet a volte si dispiace e si arrabbia perché non vede riconoscenza e gentilezza nelle persone, “perché lui ha aiutato tutti nella sua vita ma nessuno aiuta lui ora”.

 La figlia mi spiega che ha sempre mangiato la pastasciutta con il cucchiaio, e nella pasta in brodo ha sempre aggiunto del pane per fare la zuppa. Inoltre mi avvisa anche che il papà ha sempre fatto un po’ fatica a fare il bagno anche con lei.

ACCORDI CON LA FIGLIA

chiamarla in qualsiasi ora del giorno o della notte nel caso il padre sia particolarmente agitato, arrabbiato o triste, lei assolutamente è disponibile, anzi lo chiede espressamente e se non dovesse rispondere lei, chiamare suo marito, altrettanto disponibile;

– porterà tessere domino in legno grandi;

– porterà carte da poker apposta per lui;

– porterà una chiavetta con incise le canzoni che più gli piacciono;

– porterà un cellulare che terremo noi, per poter chiamare il papà senza tenere impegnato il telefono di reparto;

Mehmet era un fumatore e gli piaceva molto bere il caffè. Da qualche tempo fumava una sola sigaretta al giorno e beveva il caffè turco, quindi durante le visite la figlia gli farà fumare una sigaretta e gli porterà da casa un caffè turco, che valuteremo se è il caso di addensare, quindi tenere a portata di mano un vasetto di addensante.

Ancora difficoltà, nonostante tutto

Viene poi chiesto alla figlia di fornire un elenco di parole albanesi di uso comune per poter tentare un minimo dialogo con Mehmet.

A Mehmet vengono proposte diverse attività di stimolazione cognitiva e ricreative a cui partecipa e collabora in modo attivo e mostrando interesse e attenzione, quali attività motoria, musica, ecc; e impara alcune parole in italiano come “bagno” che utilizza correttamente e consapevolmente e permette agli operatori di soddisfare un suo bisogno importante.

Durante una delle attività di stimolazione cognitiva cerca di insegnare all’animatrice i numeri nella sua lingua e appare molto soddisfatto di questa attività.

Diversi gli strumenti che la figlia si rende disponibile a portare per stimolare il padre, come le carte e i mattoncini di plastica, perché si è notato che impegnano piacevolmente Mehmet.

Nonostante le informazioni fornite e la disponibilità della figlia, l’équipe continua a trovare grandi difficoltà rispetto alla comunicazione con il signor Gashi: la compromissione cognitiva e l’incomunicabilità linguistica creano una grande frustrazione al residente, che non riesce a farsi capire e si arrabbia, e anche agli operatori che non riescono a comprendere cosa stia chiedendo.

L’aiuto della mediatrice linguistica

Con la collaborazione dell’assistente sociale del comune di residenza di Mehmet riusciamo ad attivare la mediatrice linguistica e culturale e dai colloqui con lei emerge che:

 “Il sig. Gashi è proiettato molto nel passato. Durante le normali conversazioni, quasi mai si riferisce ad episodi del presente; anche quando si parla di cibo o famigliari si proietta nel passato lontano.

Quando gli si domanda del lavoro svolto o delle sue abitudini si riferisce sempre al paese di nascita e non ha mai fatto parola di luoghi in cui ha vissuto al di là di esso […].

 Per lui la moglie è ancora viva; per i figli tendenzialmente è confuso […]. In riferimento alla figlia, dice che viene tutti i giorni a trovarlo, non si rende bene conto del tempo che passa […].

 In merito al suo rifiuto di collaborare durante le attività di igiene sostiene che la sua è sempre una risposta a un atteggiamento che lui non gradisce o perchè chiesto in modo frettoloso,  e quindi chiede che le cose gli vengano chieste con delicatezza in modo che lui possa capire e aiutare, perchè se le cose gli vengono chieste con gentilezza ed educazione lui non si rifiuta ma anzi collabora.

 Quando si chiede come mai non si fa fare la barba ribadisce che se gli viene chiesto con gentilezza lui se la fa fare.

 All’avvicinarsi di 2 operatori li riconosce, dicendo che uno di loro è molto bravo e gentile quindi con lui le cose le fa […].

Alla domanda di cosa gli possiamo proporre per intrattenerlo, lui non riesce a rispondere per esprimerlo, continuando a riferire che lui vuole solo educazione e gentilezza e che ha sempre dipinto le case.

La mediatrice fornisce anche un piccolo vocabolario delle parole più utilizzate e significative nella lingua albanese che possano servire all’équipe per meglio interagire con il residente.”

L’impegno di tutti, fino alla fine

Dall’altro lato, la Coordinatrice raccoglie alcune frasi che l’équipe ha scritto da inviare alla mediatrice per poterle far tradurre sia scritte che vocali, per poter interagire con Mehmet.

Infine, a metà agosto viene assunta una nuova operatrice che ha origini albanesi. Per questo si decide di inserirla all’interno dell’équipe del reparto che accoglie Mehmet per poter avere un’ulteriore possibilità di agevolare la relazione.

I momenti di agitazione psicomotoria e a volte aggressività permangono in Mehmet, ma sempre di più si notano momenti di tranquillità, felicità, complicità e socialità che portano a una quotidianità più serena sia del residente ma anche dell’équipe.

Il 5 maggio è il compleanno di Mehmet, ma la figlia ci riferisce che questa data è anche l’anniversario della morte della moglie, però ci consiglia di provarci lo stesso. Mehmet sembra aver gradito la sua festa e anche la videochiamata alla figlia. È sembrato molto contento della sorpresa, ha continuato a sorridere.

Nel tempo le condizioni di Mehmet sono peggiorate, ma la figlia è sempre stata molto presente, contattandoci quando impossibilitata a venire di persona, fino all’ultimo giorno, lo scorso 25 luglio 2024, in cui alle prime luci del mattino Mehmet si è spento nel sonno.

About the Author: Cristiana Bellini

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Resp. Servizio comunicazione, formazione e promozione del benessere, ASP Carlo Sartori, San Polo d'Enza (RE)

Questa storia ci mostra quanto sia difficile alle volte far incontrare i mondi diversi che abitano i nostri luoghi di Cura. Si racconta qui di un residente albanese con grave compromissione cognitiva e della sua difficoltà a entrare in comunicazione con l’équipe, degli sforzi messi in atto dalla struttura (ASP Carlo Sartori di S. Polo d’Enza, RE), dell’impegno e dell’amore della figlia, fino alla morte del papà avvenuta pochi mesi fa.

Tutti i nomi e i cognomi citati sono di fantasia, ma i fatti e le storie di vita menzionati sono tutti autentici.

Mehmet arriva da noi

Il signor Gashi Mehmet, di 82 anni e di origine albanese, viene accolto presso la nostra struttura in urgenza in data 08/11/2021, a seguito di un suo peggioramento clinico e di grandi difficoltà di gestione da parte della famiglia della figlia con cui vive, in cui è presente un bambino di un anno e mezzo e un altro di 10 anni con seri problemi di salute.

La diagnosi al momento dell’accoglienza presso la nostra struttura è demenza con disturbi del comportamento.

Le difficoltà a entrare in comunicazione

Mehmet ha un quadro clinico complesso a causa della demenza, sì; ma ciò che rende la situazione ancora più difficile è la difficoltà per noi a entrare in comunicazione con lui, dal momento che parla solo la lingua albanese. Spesso il signor Gashi manifesta infatti una reazione oppositiva a certi interventi del personale, che non sa come farsi comprendere.

Nei primi giorni gli operatori provano allora a utilizzare il traduttore simultaneo, ma con scarsi risultati, dal momento che la verbalizzazione poco chiara di Mehmet non permette al traduttore di comprendere le sue parole.

In quei giorni l’accesso alla struttura da parte della figlia è molto ridotto, sia a causa delle normative Covid, sia per la sua situazione famigliare; anche se, appena può, si rende disponibile a presenziare ai pasti o ad essere chiamata al telefono per fare da mediatrice.

Tuttavia anche il suo aiuto non basta per dare al personale sufficienti elementi per comprenderlo durante gli altri momenti della giornata.

La storia di Mehmet

Da lì a poco viene effettuato il colloquio con la figlia per raccogliere in modo più approfondito la storia di vita di Mehmet. Il tutto viene riportato in consegna, a disposizione dell’équipe:

Mehmet è l’ultimo di 5 figli, nato in un piccolo paese di montagna.

Per la cultura albanese l’ultimo dei figli è quello che si dovrà prendere cura dei genitori fino alla fine, ma la vita ha cambiato un po’ le cose.

Il padre e i fratelli hanno sempre lavorato come muratori e questo comportava stare lontani da casa per lunghissimi periodi anche mesi. Così, all’età di 12 anni Mehmet ha iniziato a lavorare in trasferta con padre, fratelli e cugini.

In età adulta il suo lavoro lo ha portato a trasferirsi in città, dove ha conosciuto la moglie Hana, con cui ha costruito la sua famiglia composta prima da 2 figli maschi e poi, dopo 10/11 anni, è arrivata anche Alba, la figlia femmina con cui Mehmet ha sempre avuto un rapporto speciale.

 Mehmet faceva doppi e tripli lavori: il primo, quello ufficiale, come imbianchino per una ditta pubblica; poi nelle restanti ore della giornata faceva lavori di muratore e imbianchino per privati per poter aiutare economicamente la famiglia di origine, che è rimasta a vivere nel piccolo paese di montagna; per quel senso del dovere che in lui è molto forte li ha sempre aiutati fino alla fine.

Non ha mai fatto ferie, si è sempre prodigato per il prossimo, ha sempre aiutato tutti quelli che lo cercavano, anche economicamente.

In paese tutti lo conoscevano, lo ammiravano e lo cercavano per il suo lavoro, perché lavoratore instancabile ed estremamente preciso e pignolo.

 Circa 25 anni fa Mehmet perde la moglie a causa di un tumore: lui al tempo aveva 60 anni e non ha mai assolutamente pensato di trovare una nuova compagna in quanto Hana è e sarà sempre l’amore della sua vita.

 In Albania il servizio sanitario funziona che più soldi dai e più ti curano: questo ha portato alla decisione di tentare di curare Hana in Italia. infatti Hana viene in Italia a casa dei figli maschi che si trovano già qui, mentre Alba è ancora piccola e quindi rimane in Albania.

 Purtroppo, la gravità della situazione porta comunque alla morte di Hana.

A Mehmet rimane un po’ il senso di rabbia che i figli non abbiano fatto abbastanza per poter salvare la moglie.

Prosegue la sua vita in Albania con la figlia, che nel frattempo studia all’università, e insieme si trasferiscono in un piccolo appartamento nel paese in cui è situata l’università, proprio perché Mehmet non vuole rimanere a casa da solo e vuole prendersi cura di lei.

 Dalla morte della moglie ha sempre cercato di tenersi occupato per non pensare.

 Arriva in Italia all’età di 70 anni e va a vivere con la figlia (con i figli maschi sarebbe stato difficoltoso l’ambientamento, perché troppo abituato a vivere con lei).

 Frequenta un piccolo gruppo di signori di origine Albanese con cui gioca a domino o a carte. Adora camminare molto e questo lo porta a fare lunghe passeggiate. Tutto questo fino a che la malattia glielo ha permesso.

Inizierà a fare sempre più fatica a giocare a domino, e a volte farà fatica a trovare la strada di casa, quindi pian piano si ritirerà in casa, dove starà sul balcone e si terrà comunque impegnato con il domino e con le carte, ma giocando a modo suo.

Mehmet ha un carattere forte, ha sempre voluto aver ragione nelle varie discussioni, perché, dice lui, che “anche se ragione non l’ho, anche solo per il fatto che sono una persona anziana e quindi con più esperienza, per rispetto la ragione mi deve essere riconosciuta”.

Mehmet a volte si dispiace e si arrabbia perché non vede riconoscenza e gentilezza nelle persone, “perché lui ha aiutato tutti nella sua vita ma nessuno aiuta lui ora”.

 La figlia mi spiega che ha sempre mangiato la pastasciutta con il cucchiaio, e nella pasta in brodo ha sempre aggiunto del pane per fare la zuppa. Inoltre mi avvisa anche che il papà ha sempre fatto un po’ fatica a fare il bagno anche con lei.

ACCORDI CON LA FIGLIA

chiamarla in qualsiasi ora del giorno o della notte nel caso il padre sia particolarmente agitato, arrabbiato o triste, lei assolutamente è disponibile, anzi lo chiede espressamente e se non dovesse rispondere lei, chiamare suo marito, altrettanto disponibile;

– porterà tessere domino in legno grandi;

– porterà carte da poker apposta per lui;

– porterà una chiavetta con incise le canzoni che più gli piacciono;

– porterà un cellulare che terremo noi, per poter chiamare il papà senza tenere impegnato il telefono di reparto;

Mehmet era un fumatore e gli piaceva molto bere il caffè. Da qualche tempo fumava una sola sigaretta al giorno e beveva il caffè turco, quindi durante le visite la figlia gli farà fumare una sigaretta e gli porterà da casa un caffè turco, che valuteremo se è il caso di addensare, quindi tenere a portata di mano un vasetto di addensante.

Ancora difficoltà, nonostante tutto

Viene poi chiesto alla figlia di fornire un elenco di parole albanesi di uso comune per poter tentare un minimo dialogo con Mehmet.

A Mehmet vengono proposte diverse attività di stimolazione cognitiva e ricreative a cui partecipa e collabora in modo attivo e mostrando interesse e attenzione, quali attività motoria, musica, ecc; e impara alcune parole in italiano come “bagno” che utilizza correttamente e consapevolmente e permette agli operatori di soddisfare un suo bisogno importante.

Durante una delle attività di stimolazione cognitiva cerca di insegnare all’animatrice i numeri nella sua lingua e appare molto soddisfatto di questa attività.

Diversi gli strumenti che la figlia si rende disponibile a portare per stimolare il padre, come le carte e i mattoncini di plastica, perché si è notato che impegnano piacevolmente Mehmet.

Nonostante le informazioni fornite e la disponibilità della figlia, l’équipe continua a trovare grandi difficoltà rispetto alla comunicazione con il signor Gashi: la compromissione cognitiva e l’incomunicabilità linguistica creano una grande frustrazione al residente, che non riesce a farsi capire e si arrabbia, e anche agli operatori che non riescono a comprendere cosa stia chiedendo.

L’aiuto della mediatrice linguistica

Con la collaborazione dell’assistente sociale del comune di residenza di Mehmet riusciamo ad attivare la mediatrice linguistica e culturale e dai colloqui con lei emerge che:

 “Il sig. Gashi è proiettato molto nel passato. Durante le normali conversazioni, quasi mai si riferisce ad episodi del presente; anche quando si parla di cibo o famigliari si proietta nel passato lontano.

Quando gli si domanda del lavoro svolto o delle sue abitudini si riferisce sempre al paese di nascita e non ha mai fatto parola di luoghi in cui ha vissuto al di là di esso […].

 Per lui la moglie è ancora viva; per i figli tendenzialmente è confuso […]. In riferimento alla figlia, dice che viene tutti i giorni a trovarlo, non si rende bene conto del tempo che passa […].

 In merito al suo rifiuto di collaborare durante le attività di igiene sostiene che la sua è sempre una risposta a un atteggiamento che lui non gradisce o perchè chiesto in modo frettoloso,  e quindi chiede che le cose gli vengano chieste con delicatezza in modo che lui possa capire e aiutare, perchè se le cose gli vengono chieste con gentilezza ed educazione lui non si rifiuta ma anzi collabora.

 Quando si chiede come mai non si fa fare la barba ribadisce che se gli viene chiesto con gentilezza lui se la fa fare.

 All’avvicinarsi di 2 operatori li riconosce, dicendo che uno di loro è molto bravo e gentile quindi con lui le cose le fa […].

Alla domanda di cosa gli possiamo proporre per intrattenerlo, lui non riesce a rispondere per esprimerlo, continuando a riferire che lui vuole solo educazione e gentilezza e che ha sempre dipinto le case.

La mediatrice fornisce anche un piccolo vocabolario delle parole più utilizzate e significative nella lingua albanese che possano servire all’équipe per meglio interagire con il residente.”

L’impegno di tutti, fino alla fine

Dall’altro lato, la Coordinatrice raccoglie alcune frasi che l’équipe ha scritto da inviare alla mediatrice per poterle far tradurre sia scritte che vocali, per poter interagire con Mehmet.

Infine, a metà agosto viene assunta una nuova operatrice che ha origini albanesi. Per questo si decide di inserirla all’interno dell’équipe del reparto che accoglie Mehmet per poter avere un’ulteriore possibilità di agevolare la relazione.

I momenti di agitazione psicomotoria e a volte aggressività permangono in Mehmet, ma sempre di più si notano momenti di tranquillità, felicità, complicità e socialità che portano a una quotidianità più serena sia del residente ma anche dell’équipe.

Il 5 maggio è il compleanno di Mehmet, ma la figlia ci riferisce che questa data è anche l’anniversario della morte della moglie, però ci consiglia di provarci lo stesso. Mehmet sembra aver gradito la sua festa e anche la videochiamata alla figlia. È sembrato molto contento della sorpresa, ha continuato a sorridere.

Nel tempo le condizioni di Mehmet sono peggiorate, ma la figlia è sempre stata molto presente, contattandoci quando impossibilitata a venire di persona, fino all’ultimo giorno, lo scorso 25 luglio 2024, in cui alle prime luci del mattino Mehmet si è spento nel sonno.

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Resp. Servizio comunicazione, formazione e promozione del benessere, ASP Carlo Sartori, San Polo d'Enza (RE)

One Comment

  1. Barbara Picchio 2 Dicembre 2024 at 20:28 - Reply

    Una vera alleanza terapeutica. La messa in campo di tutte le risorse disponibili per garantire la migliore vita possibile ad un anziano. Un bel supporto anche agli operatori per lo sviluppo di un’adeguata relazione di cura.
    Complimenti!

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