La perdita progressiva della memoria è uno dei primi segnali visibili della malattia di Alzheimer e altre forme di demenza. L’educatrice socio-pedagogica Erica Forcellini ci aiuta a riconoscere il vissuto della persona che si trova a convivere con questo sintomo e ci indica alcune strategie per meglio entrare in relazione con lei.

La perdita della memoria nella demenza

Una delle caratteristiche che le persone riconducono più facilmente alla demenza è la perdita della memoria che avviene progressivamente: è uno dei primi segnali visibili, seppur non vada confuso col naturale processo di invecchiamento.

Dimenticarsi il nome degli oggetti, il nome delle persone più care, fino a dimenticarsi cose che possono destare preoccupazione come il gas acceso, la porta di casa aperta, la strada di casa; non riuscire a seguire alcune indicazioni, ripetersi nei concetti, non ricordarsi come si prepara il caffè, non curare la propria igiene personale, l’alimentazione…

La persona che vive questa condizione, insieme alla rete familiare, si trova a fare i conti con l’emergere di nuove emozioni: irritabilità, disorientamento, preoccupazione, imbarazzo, vergogna. Pezzetti di memoria se ne vanno e a volte non ci si ricorda più chi si è. È difficile farci i conti.

Due tipi di memoria

Qui un racconto che fa emergere due tipi di memoria: quella più remota, che arriva fino alle origini della nostra infanzia e che resiste maggiormente col passare degli anni e quella più recente che si sgretola sempre più velocemente senza che noi possiamo fermarla.

È tutto vero. La signora M. trascorreva il tempo osservando.

Un’arte da cui noi professionisti dovremmo trarre insegnamento per poter fare un lavoro di cura di qualità. La signora M. osservava tutto in maniera stupita, curiosa, disorientata, gentile e lo descriveva a voce alta. Forse in modo che io potessi ascoltare, trascrivere, tenere traccia di lei nel tempo.

La sig.ra M. è un esempio di come alcuni ricordi remoti rimangono presenti nella nostra memoria anche dopo tanto tempo (Cedrate come luogo di casa, il ricordo della nonna, della torta con le gocce al cioccolato, l’azienda e la collega Marta, l’aroma del caffè che evoca sensazioni passate), mentre i ricordi più recenti si perdono in maniera a volte molto rapida.

Di seguito proviamo a indicare qualche consiglio pratico per un approccio relazionale funzionale con la persona anziana con demenza che convive con la perdita della memoria.

Accogliere le sue emozioni

Accogliere e rispettare ciò che la persona vuole esprimerci dando valore alle sue emozioni del momento senza cercare, nella maggior parte dei casi, di insistere nel ricondurla “nel qui ed ora”; osservare lo stato d’animo e provare a immedesimarsi nell’altro aiuta a cogliere le sfumature di ciò che vuole comunicarci. Ecco che, a partire da ciò, si può costruire un dialogo pieno di senso.

Avere pazienza nella comunicazione

Evitare di correggere, sottolineare errori, dimenticanze e sbagli, ma anzi, ripetersi, parlare in maniera chiara, lenta, scandendo bene le parole e semplificando il concetto.

La persona “non lo fa apposta”, ma è una conseguenza della malattia e la persona non è la sua malattia.

Il rimprovero diventa occasione di disagio, spaesamento, imbarazzo, irritazione, aggressività.

Usare cartellonistica a supporto

Aiutare la persona con cartellonistica a supporto: promemoria, post it, elenchi, calendari, istruzioni scritte, cartelli ben visibili che forniscono chiare indicazioni utili per la quotidianità (dove mi trovo, come raggiungere il bagno, farmaci che devo assumere, dove riporre i vestiti, …).

Con l’avanzare della malattia, avere una routine che scandisce il tempo durante la giornata può aiutare le persone con demenza a orientarsi maggiormente; anche seguire rituali stagionali può essere utile.

Allenare la memoria

È poi molto importante allenare la memoria sostenendo le capacità attuali della persona tramite attività di stimolazione mnemonica di tipo verbale o scritto in base alle capacità. Nei casi di compromissione socio-cognitiva grave si parla di memoria sensoriale: attraverso l’utilizzo di materiale sensoriale tattile, gustativo, olfattivo, visivo e uditivo si stimolano in maniera indiretta ricordi evocativi del passato.

L’utilizzo di immagini, fotografie e del canale musicale hanno un particolare effetto benefico in grado di rievocare ricordi legati alla storia personale, anche se ogni persona ha una storia differente.

È importante ricordarsi che il tono della voce, il nostro atteggiamento corporeo, l’espressione del nostro volto sono di estrema importanza e fanno la metà del lavoro quando comunichiamo con una persona.

Stefanie Becker, psicologa e gerontologa svizzera, diceva che come dimostrato dagli studi di neuroscienze, le emozioni hanno un grande impatto sulla memoria”.

Quando, ad uno stadio avanzato di demenza, si ha una grave difficoltà nel percepire la realtà, la vicinanza interpersonale è ancora più importante per la qualità di vita della persona.

Con la demenza le emozioni non vanno perse.

About the Author: Erica Forcellini

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Educatrice socio-pedagogica, RSA Pineta di Tradate (VA) - Coop. Proges

Grazie di cuore

 

Se questo articolo ti è stato utile puoi fare una piccola donazione per sostenere il lavoro di CURA

rivista CURA settembre23

Con 1 euro puoi aiutarci a cambiare la narrazione stereotipata sulla vecchiaia e sul mondo delle RSA.

La perdita progressiva della memoria è uno dei primi segnali visibili della malattia di Alzheimer e altre forme di demenza. L’educatrice socio-pedagogica Erica Forcellini ci aiuta a riconoscere il vissuto della persona che si trova a convivere con questo sintomo e ci indica alcune strategie per meglio entrare in relazione con lei.

La perdita della memoria nella demenza

Una delle caratteristiche che le persone riconducono più facilmente alla demenza è la perdita della memoria che avviene progressivamente: è uno dei primi segnali visibili, seppur non vada confuso col naturale processo di invecchiamento.

Dimenticarsi il nome degli oggetti, il nome delle persone più care, fino a dimenticarsi cose che possono destare preoccupazione come il gas acceso, la porta di casa aperta, la strada di casa; non riuscire a seguire alcune indicazioni, ripetersi nei concetti, non ricordarsi come si prepara il caffè, non curare la propria igiene personale, l’alimentazione…

La persona che vive questa condizione, insieme alla rete familiare, si trova a fare i conti con l’emergere di nuove emozioni: irritabilità, disorientamento, preoccupazione, imbarazzo, vergogna. Pezzetti di memoria se ne vanno e a volte non ci si ricorda più chi si è. È difficile farci i conti.

Due tipi di memoria

Qui un racconto che fa emergere due tipi di memoria: quella più remota, che arriva fino alle origini della nostra infanzia e che resiste maggiormente col passare degli anni e quella più recente che si sgretola sempre più velocemente senza che noi possiamo fermarla.

È tutto vero. La signora M. trascorreva il tempo osservando.

Un’arte da cui noi professionisti dovremmo trarre insegnamento per poter fare un lavoro di cura di qualità. La signora M. osservava tutto in maniera stupita, curiosa, disorientata, gentile e lo descriveva a voce alta. Forse in modo che io potessi ascoltare, trascrivere, tenere traccia di lei nel tempo.

La sig.ra M. è un esempio di come alcuni ricordi remoti rimangono presenti nella nostra memoria anche dopo tanto tempo (Cedrate come luogo di casa, il ricordo della nonna, della torta con le gocce al cioccolato, l’azienda e la collega Marta, l’aroma del caffè che evoca sensazioni passate), mentre i ricordi più recenti si perdono in maniera a volte molto rapida.

Di seguito proviamo a indicare qualche consiglio pratico per un approccio relazionale funzionale con la persona anziana con demenza che convive con la perdita della memoria.

Accogliere le sue emozioni

Accogliere e rispettare ciò che la persona vuole esprimerci dando valore alle sue emozioni del momento senza cercare, nella maggior parte dei casi, di insistere nel ricondurla “nel qui ed ora”; osservare lo stato d’animo e provare a immedesimarsi nell’altro aiuta a cogliere le sfumature di ciò che vuole comunicarci. Ecco che, a partire da ciò, si può costruire un dialogo pieno di senso.

Avere pazienza nella comunicazione

Evitare di correggere, sottolineare errori, dimenticanze e sbagli, ma anzi, ripetersi, parlare in maniera chiara, lenta, scandendo bene le parole e semplificando il concetto.

La persona “non lo fa apposta”, ma è una conseguenza della malattia e la persona non è la sua malattia.

Il rimprovero diventa occasione di disagio, spaesamento, imbarazzo, irritazione, aggressività.

Usare cartellonistica a supporto

Aiutare la persona con cartellonistica a supporto: promemoria, post it, elenchi, calendari, istruzioni scritte, cartelli ben visibili che forniscono chiare indicazioni utili per la quotidianità (dove mi trovo, come raggiungere il bagno, farmaci che devo assumere, dove riporre i vestiti, …).

Con l’avanzare della malattia, avere una routine che scandisce il tempo durante la giornata può aiutare le persone con demenza a orientarsi maggiormente; anche seguire rituali stagionali può essere utile.

Allenare la memoria

È poi molto importante allenare la memoria sostenendo le capacità attuali della persona tramite attività di stimolazione mnemonica di tipo verbale o scritto in base alle capacità. Nei casi di compromissione socio-cognitiva grave si parla di memoria sensoriale: attraverso l’utilizzo di materiale sensoriale tattile, gustativo, olfattivo, visivo e uditivo si stimolano in maniera indiretta ricordi evocativi del passato.

L’utilizzo di immagini, fotografie e del canale musicale hanno un particolare effetto benefico in grado di rievocare ricordi legati alla storia personale, anche se ogni persona ha una storia differente.

È importante ricordarsi che il tono della voce, il nostro atteggiamento corporeo, l’espressione del nostro volto sono di estrema importanza e fanno la metà del lavoro quando comunichiamo con una persona.

Stefanie Becker, psicologa e gerontologa svizzera, diceva che come dimostrato dagli studi di neuroscienze, le emozioni hanno un grande impatto sulla memoria”.

Quando, ad uno stadio avanzato di demenza, si ha una grave difficoltà nel percepire la realtà, la vicinanza interpersonale è ancora più importante per la qualità di vita della persona.

Con la demenza le emozioni non vanno perse.

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Grazie di cuore

 

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