La medicina narrativa è una metodologia utile per riconoscere e per valorizzare bisogni, vissuti, volontà, desideri e storie di vita della persona.
La medicina narrativa oggi più che mai può aiutarci a indagare i vissuti emotivi e quelli più dolorosi legati anche alla pandemia. Come metodologia a sostegno della clinica, la medicina narrativa approfondisce il rapporto con la persona assistita, permettendole di esprimersi con l’uso delle parole ed è utile anche al personale di cura.
La rivista CURA continua a voler dedicare spazio ai contenuti a sostegno di tutti gli operatori della cura, affinché possano essere aiutati nell’elaborazione dei periodi più difficoltosi della pandemia. Segnaliamo l’articolo “RSA e pandemia: la ricostruzione di un vissuto doloroso per ri-progettare l’assistenza” a cura di Angela Di Giaimo.
Dal trauma collettivo alla rinascita attraverso le parole
Stiamo vivendo un trauma collettivo e di fronte ai traumi collettivi ci sono due opportunità: la rinuncia o la rinascita.
Le parole sono un potente mezzo di condivisione, di connessione, di emozione e di vicinanza. È proprio nelle parole e nella vicinanza che avviene la rinascita.
Assistere alla morte delle persone care, alla malattia e alla distruzione delle nostre certezze ci rende vulnerabili e ci fa sentire soli. L’isolamento è fisico, certamente, ma la solitudine emozionale è quella che ci colpisce di più. Non c’è più la normalità, la nostra vita è stata e sarà completamente stravolta e in questo scossone emotivo la medicina narrativa può essere di grande aiuto.
La medicina narrativa per un nuovo paradigma di cura
Da tempo si cerca di generare un nuovo paradigma della cura: dalla visione del paziente, inteso solo come corpo malato, a un riconoscimento globale della persona, nella sua totalità.
Portare la medicina narrativa oggi, nei luoghi di cura, significa attuare una pratica comunicativa che orienta la cura verso la persona, prendendo in carico il malato, il familiare, il contesto e il curante.
La malattia causa infatti una rottura biografica; la narrazione si disorganizza e vi è necessità di costruire una nuova identità che tenga conto delle trasformazioni a livello fisico, psicologico e sociale causate dall’evento critico.
Secondo l’approccio della medicina narrativa, vi è un enorme bisogno di narrazione e di qualcuno che sia in grado di accoglierla, facendo emergere i significati dell’accaduto della persona, valorizzando e onorando i vissuti e un sé toccato dal dolore.
Riconoscere chi abbiamo davanti, entrare nella sua camera, ovvero nella sua casa, non considerandolo estraneo, è ciò che permette di stare nella reciprocità e di formare la nostra e la sua identità.
La medicina narrativa intesa come metodologia di intervento clinico assistenziale e non come “chiacchierata” – come qualcuno potrebbe pensare – è una risorsa importantissima e, se utilizzata nel modo corretto, è un’alleata per i professionisti della cura.
Perché sviluppare la competenza narrativa?
La competenza narrativa permette di capire quello che un paziente attraversa; aumenta la capacità di esaminare, attraverso una riflessione, che cosa significa fare un lavoro di cura per noi e per gli altri; inoltre ci consente di prendere parte davvero, con efficacia e con consapevolezza, alle discussioni sulla sanità e alle scelte da compiere al riguardo. Tutto ciò non sostituisce le competenze scientifiche, ma le arricchisce e permette all’operatore di aiutare e di sostenere l’altro nella sua ricerca di senso.
Pensiamo ai pazienti ricoverati in Hospice o nelle RSA, ma anche alle persone al domicilio e negli ospedali e a quanto la fragilità già presente sia amplificata dal contesto sociale attuale.
Non si può, inoltre, non pensare ai familiari che non possono stare accanto ai propri cari o che hanno assistito a un decesso da lontano. C’è un innato bisogno di condividere le proprie storie e di tessere una rete che ci faccia sentire solidali con l’altro, per poi accorgersi che la distanza è solo fisica e che l’altro è così simile a noi.
La medicina narrativa fornisce un quadro chiaro e rappresentativo della varietà delle istanze e dei punti di vista sulla natura e sul senso della malattia. In particolare, essa permette di portare alla luce i timori, le speranze, le aspettative, gli interrogativi, le emozioni e le volontà della persona.
Per essere in grado di assistere (nel senso etimologico di stare accanto) e di onorare le storie di malattia di coloro che affrontano questo percorso, gli operatori della salute mettono in campo la competenza narrativa: un complesso di abilità per ascoltare, assorbire, comprendere, interpretare e agire in risposta alle narrazioni dei pazienti e dei loro familiari, creando uno spazio-tempo in cui tali narrazioni possano sentirsi accolte e valorizzate.
Grazie alle storie comprendiamo il rapporto con la morte e con il tempo, i vari contesti in cui ci troviamo, riuscendo inoltre a riconoscere gli aspetti emotivi ed etici, nonché rispettando l’unicità e il principio di autodeterminazione della persona.
La Società Italiana di Medicina Narrativa (SIMeN)
La Società Italiana di Medicina Narrativa, in tutto il periodo pandemico e post pandemico, si è impegnata affinché gli operatori sanitari facessero rete, entrassero in contatto con le proprie emozioni, condividessero e riflettessero attraverso le proprie narrazioni, facendo anche in modo che fosse la medicina narrativa ad entrare nelle case delle persone.
Sono stati ideati e sviluppati progetti per sostenere, ma anche per formare i professionisti della cura, creando un gruppo di Facilitatori di laboratori di Medicina Narrativa, che è costantemente in contatto, facilitando lo scambio di saperi e facendosi portatori di una cultura del fare.
Noi siamo fatti di storie… riceverle è un dono che le persone ci fanno; onorarle e valorizzarle è ciò che fa in modo che esse prendano forma e non siano mai dimenticate!
L’articolo di Danila Zuffetti “La medicina narrativa nei luoghi di cura“sarà pubblicato in versione integrale sul numero 8 di dicembre della rivista CURA cartacea. Il numero è intitolato “Servizi e territorio: un ecosistema possibile“.
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