Luca Lodi, Lunafasia, Editrice Dapero 2019.
Luca, il tuo Lunafasia è arrivato finalista al premio Zanibelli nell’edizione “La parola che cura” e sotto la categoria “Prevenzione e Cronicità”? Che cosa vuol dire per te questo risultato che sei sia l’autore del romanzo ma anche un professionista da anni impegnato nel mondo dei servizi per anziani?
Che messaggio speravi portasse Lunafasia al mondo delle RSA quando l’hai scritto? E oggi, alla luce di quello che le RSA hanno passato a causa della pandemia Covid-19, è cambiato qualcosa?
Lunafasia è stata un’esigenza, volevo condividere il mio pensiero legato al mondo delle RSA. Un pensiero critico che andasse a scavare oltre a quello che viene ritenuto “normalità”.
Attraverso la trama ho voluto toccare punti che contribuiscono a creare la routine del lavoro con le persone anziane istituzionalizzate. Osservandoli con uno sguardo critico, ponendo domande di senso e un pensiero altro. Un punto di vista al quale tenevo molto e che ho fatto emergere con non poca soddisfazione è lo sguardo su questa complessa realtà da parte della persona anziana.
In questo romanzo formativo ho creato il contesto affinché sia Clotilde (persona anziana co-protagonista) a dare la sua versione: a dire cosa è essenziale e cosa no; permettendosi di fare confronti, dare giudizi e contestare fortemente alcuni ambiti (dall’ambiente di vita privato, all’uso di contenzioni, alla qualità dei pasti e perché no? alla dignità della persona…)
In linea col motivo della scelta del ruolo di co-protagonista, quando ho dovuto scegliere chi avrebbe redatto la prefazione, non ho avuto dubbi e mi sono rivolto a un grande esperto di RSA. È stata tanta la gioia quando ha accettato l’incarico. Il mio esperto in dinamiche organizzative e umane delle RSA si chiama Emilia Lazzarini ed è una persona anziana che da anni è istituzionalizzata.
Dopo aver completato la prefazione l’entusiasmo l’ha portata a dare il suo contributo, con commenti ponderati e profondi alle schede di approfondimento. Grazie Emilia, il tuo apporto ha sottolineato come nelle RSA non ci sono “ospiti accuditi” ma “persone anziane che possono (e dovrebbero) essere protagoniste!”
Oggi alla luce di quello che le RSA hanno passato, e stanno passando, a causa della pandemia, Lunafasia rappresenta un libro che ha saputo rinnovarsi. Al contempo si è voluto dare un risvolto più pragmatico con la decisione di devolvere parte dei proventi per sostenere una realtà nella bergamasca. Con tiratura limitata ha visto la luce un’edizione con un finale alternativo ambientato in tempo di pandemia e anche le schede di approfondimento si sono arricchite di paragrafi pensati per dare risposte concrete.
Le RSA sono state travolte, sfigurate dall’assenza dei familiari e mutate in una routine più povera di iniziative. Le persone anziane hanno imparato a leggere i nostri occhi e da lì cogliere il nostro sorriso.
Oggi più che mai diviene importante, come cita Emilia, l’incontro tra le persone. Ogni interazione deve essere di qualità, magari con poche parole ma che sia di sprone e conforto.
Ogni professionista preposto alla cura ha necessariamente dovuto valicare i confini della propria professione affinché: fosse possibile l’interazione con i familiari, il misurare la febbre non sia un passaggio veloce ma abbia contenuto in sé conforto e rassicurazione. Gli esempi si sprecano… ma se Lunafasia ci consegna un messaggio è quello che essere resilienti, ed esserlo col sorriso, è solo una scelta nostra.
Da quando è nato Lunafasia è sempre stato presentato al mondo dei professionisti dell’assistenza agli anziani: che cosa hai ricevuto dal popolo di lettori e in che modo si è arricchito il messaggio del testo?
La magia di Lunafasia è stato l’enorme ritorno di commenti, di grazie e di sensazioni positive. È un romanzo che volutamente va a incrinare il sistema organizzativo attuale e il cambiamento. Quello che più ha stupito è stato da chi ho ricevuto i feed-back: operatori, familiari e persino anziani! Ogni categoria lo ha fatto suo e diceva che sarebbe bello che anche altre persone lo leggessero. Quindi i familiari ponevano l’esempio di Camillo come modello e gli operatori suggerivano il libro ai familiari affinché si rendessero conto della mole di lavoro (pratico, di sostegno e valorizzazione) che ogni giorno si svolge.
Tutte le riflessioni hanno ampliato concetti o sottolineato passaggi salienti. Non sono mancate lettere molto intime e per le quali ringrazio chi ha voluto condividere il proprio pensiero. Appare un romanzo che ha la capacità di attrarre commenti, di mettere in discussione e di esprimere il proprio parere.
Il fatto che sia stato scelto come finalista dal Premio Zanibelli avvalora, la bontà dell’intuizione e l’esigenza di mettere bianco su nero, avuto tempo fa.
A tutti va il mio grazie, nella speranza che Lunafasia possa ancora crescere, essere di supporto e costituire uno sguardo critico sul mondo delle RSA.
Luca Lodi, con Lunafasia, ha ufficialmente vinto il premio letterario Zanibelli per la categoria Prevenzione e Cronicità!
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Luca Lodi, Lunafasia, Editrice Dapero 2019.
Luca, il tuo Lunafasia è arrivato finalista al premio Zanibelli nell’edizione “La parola che cura” e sotto la categoria “Prevenzione e Cronicità”? Che cosa vuol dire per te questo risultato che sei sia l’autore del romanzo ma anche un professionista da anni impegnato nel mondo dei servizi per anziani?
Che messaggio speravi portasse Lunafasia al mondo delle RSA quando l’hai scritto? E oggi, alla luce di quello che le RSA hanno passato a causa della pandemia Covid-19, è cambiato qualcosa?
Lunafasia è stata un’esigenza, volevo condividere il mio pensiero legato al mondo delle RSA. Un pensiero critico che andasse a scavare oltre a quello che viene ritenuto “normalità”.
Attraverso la trama ho voluto toccare punti che contribuiscono a creare la routine del lavoro con le persone anziane istituzionalizzate. Osservandoli con uno sguardo critico, ponendo domande di senso e un pensiero altro. Un punto di vista al quale tenevo molto e che ho fatto emergere con non poca soddisfazione è lo sguardo su questa complessa realtà da parte della persona anziana.
In questo romanzo formativo ho creato il contesto affinché sia Clotilde (persona anziana co-protagonista) a dare la sua versione: a dire cosa è essenziale e cosa no; permettendosi di fare confronti, dare giudizi e contestare fortemente alcuni ambiti (dall’ambiente di vita privato, all’uso di contenzioni, alla qualità dei pasti e perché no? alla dignità della persona…)
In linea col motivo della scelta del ruolo di co-protagonista, quando ho dovuto scegliere chi avrebbe redatto la prefazione, non ho avuto dubbi e mi sono rivolto a un grande esperto di RSA. È stata tanta la gioia quando ha accettato l’incarico. Il mio esperto in dinamiche organizzative e umane delle RSA si chiama Emilia Lazzarini ed è una persona anziana che da anni è istituzionalizzata.
Dopo aver completato la prefazione l’entusiasmo l’ha portata a dare il suo contributo, con commenti ponderati e profondi alle schede di approfondimento. Grazie Emilia, il tuo apporto ha sottolineato come nelle RSA non ci sono “ospiti accuditi” ma “persone anziane che possono (e dovrebbero) essere protagoniste!”
Oggi alla luce di quello che le RSA hanno passato, e stanno passando, a causa della pandemia, Lunafasia rappresenta un libro che ha saputo rinnovarsi. Al contempo si è voluto dare un risvolto più pragmatico con la decisione di devolvere parte dei proventi per sostenere una realtà nella bergamasca. Con tiratura limitata ha visto la luce un’edizione con un finale alternativo ambientato in tempo di pandemia e anche le schede di approfondimento si sono arricchite di paragrafi pensati per dare risposte concrete.
Le RSA sono state travolte, sfigurate dall’assenza dei familiari e mutate in una routine più povera di iniziative. Le persone anziane hanno imparato a leggere i nostri occhi e da lì cogliere il nostro sorriso.
Oggi più che mai diviene importante, come cita Emilia, l’incontro tra le persone. Ogni interazione deve essere di qualità, magari con poche parole ma che sia di sprone e conforto.
Ogni professionista preposto alla cura ha necessariamente dovuto valicare i confini della propria professione affinché: fosse possibile l’interazione con i familiari, il misurare la febbre non sia un passaggio veloce ma abbia contenuto in sé conforto e rassicurazione. Gli esempi si sprecano… ma se Lunafasia ci consegna un messaggio è quello che essere resilienti, ed esserlo col sorriso, è solo una scelta nostra.
Da quando è nato Lunafasia è sempre stato presentato al mondo dei professionisti dell’assistenza agli anziani: che cosa hai ricevuto dal popolo di lettori e in che modo si è arricchito il messaggio del testo?
La magia di Lunafasia è stato l’enorme ritorno di commenti, di grazie e di sensazioni positive. È un romanzo che volutamente va a incrinare il sistema organizzativo attuale e il cambiamento. Quello che più ha stupito è stato da chi ho ricevuto i feed-back: operatori, familiari e persino anziani! Ogni categoria lo ha fatto suo e diceva che sarebbe bello che anche altre persone lo leggessero. Quindi i familiari ponevano l’esempio di Camillo come modello e gli operatori suggerivano il libro ai familiari affinché si rendessero conto della mole di lavoro (pratico, di sostegno e valorizzazione) che ogni giorno si svolge.
Tutte le riflessioni hanno ampliato concetti o sottolineato passaggi salienti. Non sono mancate lettere molto intime e per le quali ringrazio chi ha voluto condividere il proprio pensiero. Appare un romanzo che ha la capacità di attrarre commenti, di mettere in discussione e di esprimere il proprio parere.
Il fatto che sia stato scelto come finalista dal Premio Zanibelli avvalora, la bontà dell’intuizione e l’esigenza di mettere bianco su nero, avuto tempo fa.
A tutti va il mio grazie, nella speranza che Lunafasia possa ancora crescere, essere di supporto e costituire uno sguardo critico sul mondo delle RSA.