La persona con demenza cammina senza sosta
“Fatti per correre o per rallentare, c’è anche chi ha deciso di camminare al passo che gli pare” (Ligabue).
Ognuno ha il proprio passo, ma quando la persona con demenza cammina senza sosta il suo camminare incessante è un moto continuo, perpetuo, scostante, tortuoso, faticoso, infinito.
Spesso è un comportamento classificato come “afinalistico, deviante, anormale, disturbante”. Non solo per chi cammina. Ma anche per chi vive con la persona con demenza. Si è in due nella malattia: chi la vive sulla propria pelle e chi vive le conseguenze, giorno per giorno.
Un comportamento è sempre una risposta a qualcos’altro. Sta a noi comprendere come possiamo agire per far accadere o meno tale comportamento, per accoglierlo, per cullarlo, per accettarlo.
Nel precedente articolo sul camminare incessante abbiamo cercato di comprendere le motivazioni velate. Ora vedremo cosa possiamo fare noi di pratico, concreto e reale.
Accompagnare la persona, anziché fermarla
“Mi afferrò per il braccio dentro e mi sentii sprofondare in una poltrona. Il mio corpo pesante cadeva in seduta e le grosse giovani mani di lui mi tenevano fermo. Sentivo divampare dentro me un incendio.”
La maggior parte delle persone è portata a fermare questo comportamento, a bloccarlo verbalmente e anche fisicamente, ma spesso un nostro “no” viene vissuto dall’altra parte come una violenza.
Il camminare incessante dà fastidio, preoccupa, scombussola il nostro ordinario, ma una motivazione c’è quasi sempre e dopo averla individuata possiamo agire.
Può essere quindi utile accompagnare la persona, dare valore al suo movimento, al suo fianco se lo accetta, altrimenti seguendola a discreta distanza in modo da intervenire in caso di necessità.
“Adesso mi metto qua in mezzo così vedi che non cammini più. Dottore, venga a vedere, gliel’ho detto di sedersi un attimo ma non vuole ascoltarmi”.
Al contempo è utile evitare atteggiamenti di sfida e opposizione, anche se molto spesso ci si trova in situazioni che conducono a vivere una costante frustrazione. Avere un atteggiamento il più possibile pacato, calmo, tranquillo, sereno, accogliente aiuta sia la persona con demenza che noi stessi ad accogliere la situazione che ci sta capitando.
“Smettila di camminare tutto il giorno, sei un buono a nulla, se non ti fermi non ti do da mangiare”
Così come ugualmente è importante evitare i rimproveri e i ricatti: non servono e al contempo potrebbero scatenare una reazione violenta o aggressiva.
La persona può non essere in grado di comprendere cosa stiamo comunicando, ma quasi certamente percepisce invece le nostre espressioni, il tono della voce, la nostra rigidità.
La maggior parte delle volte non è quanto diciamo che scatena una reazione, ma è il modo. Lavorare consapevolmente sulle nostre modalità di comunicazione permette di interagire in maniera più efficace.
Coinvolgere la persona in attività
“Che bella giornata, oggi il sole scalda proprio il viso, mi piace sedermi in questo salotto e godere dei raggi del sole, mi farebbe compagnia?”
“Mamma, mi daresti una mano a piegare la tovaglia? È stropicciata e da sola non riesco”
“Mi aiuti a dividere la biancheria per colore? Ho un gran da fare e sei più brava di me nelle faccende di casa”.
“Papà, che novità ci sono oggi in tv? Hai già letto il giornale? Vuoi che ti legga qualche notizia?”
È utile coinvolgere la persona in attività piacevoli, rilassanti o al contrario attivanti che la spingano a sospendere il “vagabondaggio” a favore di uno stimolo piacevole.
A seconda delle capacità, delle inclinazioni, dello stadio della malattia, degli interessi personali e del livello di autonomia è possibile proporre piccole mansioni.
Ad esempio: domandare un aiuto in cucina con semplici richieste, coinvolgere in piccole attività di pulizia, piega o sistemazione di indumenti. Il canale musicale può essere stimolo attivante o al contrario rilassante che permette di accomodarsi, riposare, rilassarsi o volgere la propria attenzione verso altro.
Anche la televisione, se opportunamente usata, può offrire spunti stimolanti: avendo cura di evitare canali e programmi di informazione che possono risultare disturbanti, a favore di programmi con immagini d’impatto (paesaggi, ambientazioni comuni, oggetti tradizionali, luoghi conosciuti o che possono stimolare la memoria visiva).
Va inoltre tenuto presente che non sempre le medesime cose riproposte alle stesse persone hanno effetto uguale; la demenza porta con sé variabili a cui dobbiamo sempre essere pronti.
Agire sugli ambienti
“Mi trovo in un posto che non è più casa mia; cammino e mi trovo davanti ad un armadio verde, ma come è possibile? Nella mia camera questo non c’era… Avanzo con passo deciso, più in alto leggo una scritta un po’ sbiadita “OC..UP..ATO”, non so, entro; mi trovo in una stanza di mattonelle bianche, due ciotole su un mobile da cui esce acqua, di fianco a me degli specchi, o forse sono vetri… e forse, forse l’ho già visto questo posto, mi ricorda che… devo andare in bagno. Sento urla forti… Ma chi è? In casa mia? …Forse non è casa mia.”
È importante anche agire sulle condizioni ambientali, creando un luogo sicuro in cui consentire alla persona di muoversi liberamente in totale sicurezza: eliminare oggetti pericolosi o appuntiti, coprire spigoli, eliminare tappeti che possono essere un ostacolo.
È molto utile anche lavorare sull’illuminazione, favorendo spazi con una buona luce, meglio se naturale.
Ci si può inoltre far aiutare da una cartellonistica visiva a sostegno che indichi a cosa conducono le porte, i corridoi, i cancelletti; cartelli di attenzione per scale o gradini, indicazione per i servizi…
Se si possiede uno spazio ampio (un giardino privato, un cortile) è meglio sfruttarlo il più possibile per permettere alla persona di deambulare liberamente in sicurezza. Inoltre è necessario mantenere l’ambiente stabile, evitando cambiamenti che potrebbero confondere la persona e disorientarla a livello spaziale.
Se la persona si allontana da casa
“Quel giorno, non so proprio perché decisi di andare a correre un po’, perciò corsi fino alla fine della strada, e una volta lì pensai di correre fino la fine della città (…) e così feci. Corsi fino all’oceano e, una volta lì mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale girarmi e continuare a correre…” (Forrest Gump)
Sicuramente è importante fare attenzione, anche grazie al consulto di ortopedici o fisioterapisti, alla calzatura della persona: evitare ciabatte e calzature aperte aiuta a prevenire cadute a favore di un appoggio plantare sicuro.
Nel caso in cui il vostro caro sia a casa, un suggerimento è quello di fare in modo che abbia un biglietto identificativo (copia della carta d’identità, biglietto identificativo): qualora dovesse per qualche motivo allontanarsi, questo aiuterà affinché sia più facilmente identificato.
Aver cura dei bisogni primari
“Maria, gradisce una tazza di the caldo? in queste giornate fredde è un piacevole toccasana”
“Ti ho preparato le patate arrosto, come quelle che preparava la nonna”.
“Ti ho preparato il piatto che ti piace tanto…”
Infine, è importante ricordarsi che bisogna fare attenzione agli altri bisogni primari: la persona con demenza che cammina senza sosta percepisce di minor importanza altri bisogni come la fame, la sete, la necessità del bagno.
È utile cercare strategie personalizzate per evitare che il cammino escluda il resto, col fine di garantire condizioni dignitose alla persona: accompagnare la persona con il piatto e col bicchiere; proporre più volte piccoli spuntini e pietanze particolarmente gradite; accompagnare in bagno proponendo massaggi, piccoli momenti di relax…
Conclusioni
In queste occasioni è facile perdersi, cedere allo sconforto; può essere utile per un familiare appoggiarsi a un professionista e può essere utile al professionista stesso interrogarsi sempre su tutto ciò che sta dietro ad un comportamento apparente.
Ciò che viene richiesto maggiormente è sensibilità e attenzione, vigilanza e osservazione, accoglienza e comprensione, accettazione e azione.
Fermarsi a osservare; porsi domande; ascoltare; comprendere le motivazioni. E solo dopo agire.
Altri articoli utili:
- E. Forcellini, Camminare continuamente: calarsi nei panni della persona con demenza
- S. Sabbadin, La ricerca della mamma nella persona malata d’Alzheimer: che fare?
- S. Sabbadin, “Voglio andare a casa mia”: 4 consigli per aiutare l’anziano che non riconosce la propria casa
- C. Siviero, Autenticità: come coltivarla nella relazione con la persona affetta da demenza
- R. Lenzi, Come riconoscere il dolore nella persona con demenza
SALUTE
Eventi e Cultura

Semi di CURA
NEWSLETTER
Esiste un significato profondo nel lavoro di CURA e una ricchezza nascosta in RSA?
La newsletter
«Semi di CURA»
indaga questo e lo racconta ogni ultimo venerdì del mese.
La persona con demenza cammina senza sosta
“Fatti per correre o per rallentare, c’è anche chi ha deciso di camminare al passo che gli pare” (Ligabue).
Ognuno ha il proprio passo, ma quando la persona con demenza cammina senza sosta il suo camminare incessante è un moto continuo, perpetuo, scostante, tortuoso, faticoso, infinito.
Spesso è un comportamento classificato come “afinalistico, deviante, anormale, disturbante”. Non solo per chi cammina. Ma anche per chi vive con la persona con demenza. Si è in due nella malattia: chi la vive sulla propria pelle e chi vive le conseguenze, giorno per giorno.
Un comportamento è sempre una risposta a qualcos’altro. Sta a noi comprendere come possiamo agire per far accadere o meno tale comportamento, per accoglierlo, per cullarlo, per accettarlo.
Nel precedente articolo sul camminare incessante abbiamo cercato di comprendere le motivazioni velate. Ora vedremo cosa possiamo fare noi di pratico, concreto e reale.
Accompagnare la persona, anziché fermarla
“Mi afferrò per il braccio dentro e mi sentii sprofondare in una poltrona. Il mio corpo pesante cadeva in seduta e le grosse giovani mani di lui mi tenevano fermo. Sentivo divampare dentro me un incendio.”
La maggior parte delle persone è portata a fermare questo comportamento, a bloccarlo verbalmente e anche fisicamente, ma spesso un nostro “no” viene vissuto dall’altra parte come una violenza.
Il camminare incessante dà fastidio, preoccupa, scombussola il nostro ordinario, ma una motivazione c’è quasi sempre e dopo averla individuata possiamo agire.
Può essere quindi utile accompagnare la persona, dare valore al suo movimento, al suo fianco se lo accetta, altrimenti seguendola a discreta distanza in modo da intervenire in caso di necessità.
“Adesso mi metto qua in mezzo così vedi che non cammini più. Dottore, venga a vedere, gliel’ho detto di sedersi un attimo ma non vuole ascoltarmi”.
Al contempo è utile evitare atteggiamenti di sfida e opposizione, anche se molto spesso ci si trova in situazioni che conducono a vivere una costante frustrazione. Avere un atteggiamento il più possibile pacato, calmo, tranquillo, sereno, accogliente aiuta sia la persona con demenza che noi stessi ad accogliere la situazione che ci sta capitando.
“Smettila di camminare tutto il giorno, sei un buono a nulla, se non ti fermi non ti do da mangiare”
Così come ugualmente è importante evitare i rimproveri e i ricatti: non servono e al contempo potrebbero scatenare una reazione violenta o aggressiva.
La persona può non essere in grado di comprendere cosa stiamo comunicando, ma quasi certamente percepisce invece le nostre espressioni, il tono della voce, la nostra rigidità.
La maggior parte delle volte non è quanto diciamo che scatena una reazione, ma è il modo. Lavorare consapevolmente sulle nostre modalità di comunicazione permette di interagire in maniera più efficace.
Coinvolgere la persona in attività
“Che bella giornata, oggi il sole scalda proprio il viso, mi piace sedermi in questo salotto e godere dei raggi del sole, mi farebbe compagnia?”
“Mamma, mi daresti una mano a piegare la tovaglia? È stropicciata e da sola non riesco”
“Mi aiuti a dividere la biancheria per colore? Ho un gran da fare e sei più brava di me nelle faccende di casa”.
“Papà, che novità ci sono oggi in tv? Hai già letto il giornale? Vuoi che ti legga qualche notizia?”
È utile coinvolgere la persona in attività piacevoli, rilassanti o al contrario attivanti che la spingano a sospendere il “vagabondaggio” a favore di uno stimolo piacevole.
A seconda delle capacità, delle inclinazioni, dello stadio della malattia, degli interessi personali e del livello di autonomia è possibile proporre piccole mansioni.
Ad esempio: domandare un aiuto in cucina con semplici richieste, coinvolgere in piccole attività di pulizia, piega o sistemazione di indumenti. Il canale musicale può essere stimolo attivante o al contrario rilassante che permette di accomodarsi, riposare, rilassarsi o volgere la propria attenzione verso altro.
Anche la televisione, se opportunamente usata, può offrire spunti stimolanti: avendo cura di evitare canali e programmi di informazione che possono risultare disturbanti, a favore di programmi con immagini d’impatto (paesaggi, ambientazioni comuni, oggetti tradizionali, luoghi conosciuti o che possono stimolare la memoria visiva).
Va inoltre tenuto presente che non sempre le medesime cose riproposte alle stesse persone hanno effetto uguale; la demenza porta con sé variabili a cui dobbiamo sempre essere pronti.
Agire sugli ambienti
“Mi trovo in un posto che non è più casa mia; cammino e mi trovo davanti ad un armadio verde, ma come è possibile? Nella mia camera questo non c’era… Avanzo con passo deciso, più in alto leggo una scritta un po’ sbiadita “OC..UP..ATO”, non so, entro; mi trovo in una stanza di mattonelle bianche, due ciotole su un mobile da cui esce acqua, di fianco a me degli specchi, o forse sono vetri… e forse, forse l’ho già visto questo posto, mi ricorda che… devo andare in bagno. Sento urla forti… Ma chi è? In casa mia? …Forse non è casa mia.”
È importante anche agire sulle condizioni ambientali, creando un luogo sicuro in cui consentire alla persona di muoversi liberamente in totale sicurezza: eliminare oggetti pericolosi o appuntiti, coprire spigoli, eliminare tappeti che possono essere un ostacolo.
È molto utile anche lavorare sull’illuminazione, favorendo spazi con una buona luce, meglio se naturale.
Ci si può inoltre far aiutare da una cartellonistica visiva a sostegno che indichi a cosa conducono le porte, i corridoi, i cancelletti; cartelli di attenzione per scale o gradini, indicazione per i servizi…
Se si possiede uno spazio ampio (un giardino privato, un cortile) è meglio sfruttarlo il più possibile per permettere alla persona di deambulare liberamente in sicurezza. Inoltre è necessario mantenere l’ambiente stabile, evitando cambiamenti che potrebbero confondere la persona e disorientarla a livello spaziale.
Se la persona si allontana da casa
“Quel giorno, non so proprio perché decisi di andare a correre un po’, perciò corsi fino alla fine della strada, e una volta lì pensai di correre fino la fine della città (…) e così feci. Corsi fino all’oceano e, una volta lì mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale girarmi e continuare a correre…” (Forrest Gump)
Sicuramente è importante fare attenzione, anche grazie al consulto di ortopedici o fisioterapisti, alla calzatura della persona: evitare ciabatte e calzature aperte aiuta a prevenire cadute a favore di un appoggio plantare sicuro.
Nel caso in cui il vostro caro sia a casa, un suggerimento è quello di fare in modo che abbia un biglietto identificativo (copia della carta d’identità, biglietto identificativo): qualora dovesse per qualche motivo allontanarsi, questo aiuterà affinché sia più facilmente identificato.
Aver cura dei bisogni primari
“Maria, gradisce una tazza di the caldo? in queste giornate fredde è un piacevole toccasana”
“Ti ho preparato le patate arrosto, come quelle che preparava la nonna”.
“Ti ho preparato il piatto che ti piace tanto…”
Infine, è importante ricordarsi che bisogna fare attenzione agli altri bisogni primari: la persona con demenza che cammina senza sosta percepisce di minor importanza altri bisogni come la fame, la sete, la necessità del bagno.
È utile cercare strategie personalizzate per evitare che il cammino escluda il resto, col fine di garantire condizioni dignitose alla persona: accompagnare la persona con il piatto e col bicchiere; proporre più volte piccoli spuntini e pietanze particolarmente gradite; accompagnare in bagno proponendo massaggi, piccoli momenti di relax…
Conclusioni
In queste occasioni è facile perdersi, cedere allo sconforto; può essere utile per un familiare appoggiarsi a un professionista e può essere utile al professionista stesso interrogarsi sempre su tutto ciò che sta dietro ad un comportamento apparente.
Ciò che viene richiesto maggiormente è sensibilità e attenzione, vigilanza e osservazione, accoglienza e comprensione, accettazione e azione.
Fermarsi a osservare; porsi domande; ascoltare; comprendere le motivazioni. E solo dopo agire.
Altri articoli utili:
- E. Forcellini, Camminare continuamente: calarsi nei panni della persona con demenza
- S. Sabbadin, La ricerca della mamma nella persona malata d’Alzheimer: che fare?
- S. Sabbadin, “Voglio andare a casa mia”: 4 consigli per aiutare l’anziano che non riconosce la propria casa
- C. Siviero, Autenticità: come coltivarla nella relazione con la persona affetta da demenza
- R. Lenzi, Come riconoscere il dolore nella persona con demenza