Questo articolo è il risultato di un’esperienza, iniziata ormai tanto tempo fa, che mi ha appassionato e continua ad appassionarmi. Il Meeting delle Professioni di Cura, tra l’altro, è il luogo dove alcune delle idee, di cui sto per raccontarvi, sono nate.
Coincidenze, non coincidenze.
Iniziamo con Paola Buelli e Stefano Pellicioli.
Conosco questi due Educatori Professionali da tempo, entrambi Operatori di I° livello Validation ed entrambi in formazione per diventare Conduttori di Gruppo Validation (II° livello).
Durante un’intensa giornata di formazione questi due operatori mi fermano per raccontarmi una loro esperienza professionale così entusiasmante da aver voglia di condividerla. Mi dicono: “Conosci il mondo di Alamar Life – Experience nature?” “Sì – rispondo io – ho conosciuto l’ideatrice Cristina Fino a una recente edizione del Meeting delle Professioni di Cura”.
Inizia lì uno straordinario percorso che fin da subito ci trova in perfetta sintonia e che vede come protagonisti il metodo Validation e le sue tecniche da una parte, i quadri viventi di Cristina Fino dall’altra.
Il racconto immaginato
Paola e Stefano hanno infatti scoperto, lavorando con gli anziani, un’importante ricaduta, in termini di benessere, di una delle attività di gruppo Alamarlife (Il Racconto Immaginato) quando utilizzano l’approccio validante e le tecniche comunicative apprese nei corsi Validation.
Una breve parentesi per il lettore: nell’attività Il Racconto Immaginato si riuniscono settimanalmente alcuni anziani, a volte anche compromessi, con due Educatori Professionali. Partendo da una prima immagine d’apertura (in genere una strada, un ponte o un sentiero), il gruppo inizia un viaggio immaginario accompagnato da quadri viventi di straordinaria bellezza e forza emozionale.
L’Educatore che conduce stimola la creazione di questo racconto rapportandosi con gli anziani e alla fine restituisce al gruppo frasi e pensieri emersi che vanno a formare un vero racconto. I partecipanti, chiamati anche a dare un titolo al “viaggio”, passano dunque un’ora e più a guardare, immaginare, dire, raccontare.
Approfondire le emozioni più dei fatti
Torniamo a Paola e Stefano: mi raccontano che incuriositi dal mondo Alamarlife, di cui hanno sentito parlare al Meeting delle Professioni di Cura del 2018, stimolati da un sorprendente laboratorio esperienziale, già mentre tornavano alla vita professionale abituale, si ritrovavano a fare progetti, carichi di entusiasmo e nuove idee.
Mi fanno sorridere quando mi descrivono il loro vivace viaggio di ritorno.
Dopo qualche settimana erano pronti a partire e nel giro di pochissimo tempo iniziavano l’attività di piccolo gruppo de Il Racconto Immaginato.
Paola sostiene che il resto è merito di Stefano. Lui, essendo all’epoca in pieno corso di I Livello Validation, durante la conduzione senza rendersene conto, applicava molto le tecniche Validation, andando ad approfondire in maniera egregia le emozioni più che i fatti.
Paola, meno fresca di studi, comunque lo notava, perché sensibile alle tecniche Validation da molti anni e durante il consueto confronto tra colleghi, faceva emergere questa particolarità (mia opinione è che dunque è proprio merito di entrambi).
Si ritrovano a dirsi che decisamente le sessioni sono maggiormente emozionali, meno improntate sui ricordi – pur presenti – e molto più sulle sensazioni, sui sentimenti. Osservano e analizzano, e arrivano a concludere che questi momenti di condivisione che si creano guardando immagini, viaggiando con la mente nella natura, se condotti con il supporto delle tecniche Validation, permettono agli anziani di aprire le porte anche alla parte più emozionale, sorrisi come anche le lacrime, e conducono ad andare un poco più in profondità.
Se, come dice Naomi Feil, partiamo dal presupposto che le emozioni, se riconosciute, accolte e condivise, si alleggeriscono del loro carico negativo, tutto ciò è da considerarsi terapeutico.
Partendo da una prima immagine d’apertura il gruppo inizia un viaggio immaginario accompagnato da quadri viventi di straordinaria bellezza e forza emozionale
Oltre la dimensione cognitiva
Ho potuto di recente sentire Paola e Stefano mentre raccontavano la loro esperienza durante una giornata formativa che abbiamo organizzato insieme. Nel frattempo infatti ci siamo confrontati – con Cristina Fino, la collega Insegnante Validation Licia Conti e alcuni altri operatori Validation che avevano, come Paola e Stefano, sperimentato qualcosa di simile – e abbiamo elaborato e strutturato l’esperienza affinché anche altri ne potessero usufruire.
Nella giornata formativa ho trovato molto interessante uno schema in cui venivano messi a confronto un prima e un dopo dell’attività: un prima senza tecniche validanti e un dopo con le tecniche validanti.
Paola e Stefano sottolineavano di aver osservato attentamente come cambiava la loro conduzione di gruppo: prima era maggiormente frontale, Educatori e Anziani erano separati da una sorta di “distanza relazionale”; prima il rapporto era prevalentemente uno ad uno, altrimenti la chiacchierata cadeva; le domande che l’Educatore faceva erano di tipo cognitivo e capitava spesso di chiedere «perché?».
Dovete sapere che una cosa su cui Validation chiede una riflessione è quella della frequenza di questo tipo di domanda, che presuppone un processo causa-effetto complesso.
Spesso non si pensa che se c’è una compromissione cognitiva è una delle domande più difficili che possiamo fare.
Una comunicazione che accoglie tutti
Paola e Stefano ci hanno spiegato che in quel “prima” non accoglievano appieno le emozioni, concentrati perlopiù sulla reminiscenza, rendendo le cose forse più difficili per gli anziani meno competenti da questo punto di vista.
Ecco quindi che invece con la conduzione validante – il dopo – si aprono nuove strade dove l’operatore, ricco di calore umano e accoglienza empatica, sa coinvolgere tutti, facendoli interagire tra loro (non parlando con ciascuno di loro singolarmente) e creando quindi una comunicazione che circola.
Il fatto che tutto ciò avvenga senza alcuna pretesa di tipo cognitivo, senza forzature, rende il momento particolarmente rilassante e piacevole.
L’operatore che usa la validazione si è esercitato a rispettare pause e silenzi, ad accogliere qualsiasi pensiero o emozione, senza giudicare.
Tutto ciò va a rinforzare l’autostima delle singole persone del gruppo e stimola, esperienza dopo esperienza, un senso di appartenenza che va a nutrire gli animi di persone che – non dimentichiamolo – sono compromesse e spesso interiormente chiuse e sofferenti.
Per altri articoli dedicati al Metodo Validation:
Silvia Grandi, Dall’autoempatia all’empatia: perché applicare il metodo Validation anche su sé stessi
Editrice Dapero, Il Metodo Validation: per un atteggiamento convalidante
Valentina Pirola, Il gruppo Validation e la magia delle emozioni che si trasmettono tra anziani e operatori
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Questo articolo è il risultato di un’esperienza, iniziata ormai tanto tempo fa, che mi ha appassionato e continua ad appassionarmi. Il Meeting delle Professioni di Cura, tra l’altro, è il luogo dove alcune delle idee, di cui sto per raccontarvi, sono nate.
Coincidenze, non coincidenze.
Iniziamo con Paola Buelli e Stefano Pellicioli.
Conosco questi due Educatori Professionali da tempo, entrambi Operatori di I° livello Validation ed entrambi in formazione per diventare Conduttori di Gruppo Validation (II° livello).
Durante un’intensa giornata di formazione questi due operatori mi fermano per raccontarmi una loro esperienza professionale così entusiasmante da aver voglia di condividerla. Mi dicono: “Conosci il mondo di Alamar Life – Experience nature?” “Sì – rispondo io – ho conosciuto l’ideatrice Cristina Fino a una recente edizione del Meeting delle Professioni di Cura”.
Inizia lì uno straordinario percorso che fin da subito ci trova in perfetta sintonia e che vede come protagonisti il metodo Validation e le sue tecniche da una parte, i quadri viventi di Cristina Fino dall’altra.
Il racconto immaginato
Paola e Stefano hanno infatti scoperto, lavorando con gli anziani, un’importante ricaduta, in termini di benessere, di una delle attività di gruppo Alamarlife (Il Racconto Immaginato) quando utilizzano l’approccio validante e le tecniche comunicative apprese nei corsi Validation.
Una breve parentesi per il lettore: nell’attività Il Racconto Immaginato si riuniscono settimanalmente alcuni anziani, a volte anche compromessi, con due Educatori Professionali. Partendo da una prima immagine d’apertura (in genere una strada, un ponte o un sentiero), il gruppo inizia un viaggio immaginario accompagnato da quadri viventi di straordinaria bellezza e forza emozionale.
L’Educatore che conduce stimola la creazione di questo racconto rapportandosi con gli anziani e alla fine restituisce al gruppo frasi e pensieri emersi che vanno a formare un vero racconto. I partecipanti, chiamati anche a dare un titolo al “viaggio”, passano dunque un’ora e più a guardare, immaginare, dire, raccontare.
Approfondire le emozioni più dei fatti
Torniamo a Paola e Stefano: mi raccontano che incuriositi dal mondo Alamarlife, di cui hanno sentito parlare al Meeting delle Professioni di Cura del 2018, stimolati da un sorprendente laboratorio esperienziale, già mentre tornavano alla vita professionale abituale, si ritrovavano a fare progetti, carichi di entusiasmo e nuove idee.
Mi fanno sorridere quando mi descrivono il loro vivace viaggio di ritorno.
Dopo qualche settimana erano pronti a partire e nel giro di pochissimo tempo iniziavano l’attività di piccolo gruppo de Il Racconto Immaginato.
Paola sostiene che il resto è merito di Stefano. Lui, essendo all’epoca in pieno corso di I Livello Validation, durante la conduzione senza rendersene conto, applicava molto le tecniche Validation, andando ad approfondire in maniera egregia le emozioni più che i fatti.
Paola, meno fresca di studi, comunque lo notava, perché sensibile alle tecniche Validation da molti anni e durante il consueto confronto tra colleghi, faceva emergere questa particolarità (mia opinione è che dunque è proprio merito di entrambi).
Si ritrovano a dirsi che decisamente le sessioni sono maggiormente emozionali, meno improntate sui ricordi – pur presenti – e molto più sulle sensazioni, sui sentimenti. Osservano e analizzano, e arrivano a concludere che questi momenti di condivisione che si creano guardando immagini, viaggiando con la mente nella natura, se condotti con il supporto delle tecniche Validation, permettono agli anziani di aprire le porte anche alla parte più emozionale, sorrisi come anche le lacrime, e conducono ad andare un poco più in profondità.
Se, come dice Naomi Feil, partiamo dal presupposto che le emozioni, se riconosciute, accolte e condivise, si alleggeriscono del loro carico negativo, tutto ciò è da considerarsi terapeutico.
Partendo da una prima immagine d’apertura il gruppo inizia un viaggio immaginario accompagnato da quadri viventi di straordinaria bellezza e forza emozionale
Oltre la dimensione cognitiva
Ho potuto di recente sentire Paola e Stefano mentre raccontavano la loro esperienza durante una giornata formativa che abbiamo organizzato insieme. Nel frattempo infatti ci siamo confrontati – con Cristina Fino, la collega Insegnante Validation Licia Conti e alcuni altri operatori Validation che avevano, come Paola e Stefano, sperimentato qualcosa di simile – e abbiamo elaborato e strutturato l’esperienza affinché anche altri ne potessero usufruire.
Nella giornata formativa ho trovato molto interessante uno schema in cui venivano messi a confronto un prima e un dopo dell’attività: un prima senza tecniche validanti e un dopo con le tecniche validanti.
Paola e Stefano sottolineavano di aver osservato attentamente come cambiava la loro conduzione di gruppo: prima era maggiormente frontale, Educatori e Anziani erano separati da una sorta di “distanza relazionale”; prima il rapporto era prevalentemente uno ad uno, altrimenti la chiacchierata cadeva; le domande che l’Educatore faceva erano di tipo cognitivo e capitava spesso di chiedere «perché?».
Dovete sapere che una cosa su cui Validation chiede una riflessione è quella della frequenza di questo tipo di domanda, che presuppone un processo causa-effetto complesso.
Spesso non si pensa che se c’è una compromissione cognitiva è una delle domande più difficili che possiamo fare.
Una comunicazione che accoglie tutti
Paola e Stefano ci hanno spiegato che in quel “prima” non accoglievano appieno le emozioni, concentrati perlopiù sulla reminiscenza, rendendo le cose forse più difficili per gli anziani meno competenti da questo punto di vista.
Ecco quindi che invece con la conduzione validante – il dopo – si aprono nuove strade dove l’operatore, ricco di calore umano e accoglienza empatica, sa coinvolgere tutti, facendoli interagire tra loro (non parlando con ciascuno di loro singolarmente) e creando quindi una comunicazione che circola.
Il fatto che tutto ciò avvenga senza alcuna pretesa di tipo cognitivo, senza forzature, rende il momento particolarmente rilassante e piacevole.
L’operatore che usa la validazione si è esercitato a rispettare pause e silenzi, ad accogliere qualsiasi pensiero o emozione, senza giudicare.
Tutto ciò va a rinforzare l’autostima delle singole persone del gruppo e stimola, esperienza dopo esperienza, un senso di appartenenza che va a nutrire gli animi di persone che – non dimentichiamolo – sono compromesse e spesso interiormente chiuse e sofferenti.
Per altri articoli dedicati al Metodo Validation: