Un’ottima Consegna da parte degli OSS osserva in modo efficace, scopre gli eventi che innescano processi negativi, esalta la relazione, la storia delle azioni di cura rivolte alla persona. Una Consegna efficace va al cuore dei disturbi del comportamento, non è solo un passaggio di informazioni o un porto sicuro quando le azioni di cura poste in essere vengono messe in discussione.
Nel mese dell’Alzheimer la rivista CURA pubblica 4 interventi dei rappresentanti dei più significativi modelli di gestione del disagio da demenza presenti in Italia. Tra questi il nostro SenteMente
L’obiettivo è far crescere l’organizzazione, per creare qualità di vita per le persone che vivono con la demenza. Il video e il libro Per un’organizzazione che cura sono ispirati e incentrati sul SenteMente, modello ideato e sviluppato in Italia.
Il linguaggio
Tra le tantissime cose di cui ci dovremo prendere cura, una delle prime fondamentali azioni che dobbiamo intraprendere è quella di “contagiare” l’organizzazione con un linguaggio capace di ridare valore alla persona, di far comprendere all’operatore che ogni gesto assistenziale non è il fine del suo lavoro ma il mezzo attraverso il quale contribuisce a un “fine” più grande: il benessere, la serenità, la sicurezza, l’accoglienza… del residente.
L’esaltazione del gesto attraverso il piano di lavoro che identifica il “che cosa” e mai “il come” fa si che l’attenzione dell’operatore e spesso anche di chi coordina, sia sul gesto (come risultato finale dell’assistenza) che, quando diventa esclusiva, espropria dalla propria visione la persona che abita quel corpo, con i suoi vissuti, gusti, abitudini, desideri…
L’organizzazione, all’accoglienza, valuta e raccoglie i bisogni necessari e i desideri essenziali creando un’apposita scheda assistenziale che possa guidare il lavoro dei professionisti? E quando valuta, raccoglie ed esaudisce i desideri?
Lo sposto (sposti una carrozzina o accompagni una persona) Lo lavo. È nella lista bagni.Lo lascio a letto per la scarica.Lo metto quiLo metto a letto.Lo imbocco. Metti a letto le peg prima
In quel linguaggio violento (lo metto, lo porto, lo lego…) c’è il fallimento della relazione, c’è lo stigma del “lui non capisce niente”, c’è “io posso fare sempre al suo posto”. Tra le pieghe di questo linguaggio è nascosta la cultura imperante di quell’organizzazione che ha negato l’espressione di una volontà alla persona. Ogni azione che inibisca il diritto all’autodeterminazione della persona, quando posta in essere nei confronti degli anziani che convivono con demenza o non autosufficienti, non può che essere l’innesco di azioni di cura “rozze”, “maltrattanti” facilmente definibili come disumane
Se i concetti espressi in questo articolo e citati nel video ti sono piaciuti e ti sembrano interessanti puoi approfondire leggendo il libro “Per un’organizzazione che cura”
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Nel mese dell’Alzheimer la rivista CURA pubblica 4 interventi dei rappresentanti dei più significativi modelli di gestione del disagio da demenza presenti in Italia. Tra questi il nostro SenteMente
L’obiettivo è far crescere l’organizzazione, per creare qualità di vita per le persone che vivono con la demenza. Il video e il libro Per un’organizzazione che cura sono ispirati e incentrati sul SenteMente, modello ideato e sviluppato in Italia.
Il linguaggio
Tra le tantissime cose di cui ci dovremo prendere cura, una delle prime fondamentali azioni che dobbiamo intraprendere è quella di “contagiare” l’organizzazione con un linguaggio capace di ridare valore alla persona, di far comprendere all’operatore che ogni gesto assistenziale non è il fine del suo lavoro ma il mezzo attraverso il quale contribuisce a un “fine” più grande: il benessere, la serenità, la sicurezza, l’accoglienza… del residente.
L’esaltazione del gesto attraverso il piano di lavoro che identifica il “che cosa” e mai “il come” fa si che l’attenzione dell’operatore e spesso anche di chi coordina, sia sul gesto (come risultato finale dell’assistenza) che, quando diventa esclusiva, espropria dalla propria visione la persona che abita quel corpo, con i suoi vissuti, gusti, abitudini, desideri…
L’organizzazione, all’accoglienza, valuta e raccoglie i bisogni necessari e i desideri essenziali creando un’apposita scheda assistenziale che possa guidare il lavoro dei professionisti? E quando valuta, raccoglie ed esaudisce i desideri?
Lo sposto (sposti una carrozzina o accompagni una persona) Lo lavo. È nella lista bagni.Lo lascio a letto per la scarica.Lo metto quiLo metto a letto.Lo imbocco. Metti a letto le peg prima
In quel linguaggio violento (lo metto, lo porto, lo lego…) c’è il fallimento della relazione, c’è lo stigma del “lui non capisce niente”, c’è “io posso fare sempre al suo posto”. Tra le pieghe di questo linguaggio è nascosta la cultura imperante di quell’organizzazione che ha negato l’espressione di una volontà alla persona. Ogni azione che inibisca il diritto all’autodeterminazione della persona, quando posta in essere nei confronti degli anziani che convivono con demenza o non autosufficienti, non può che essere l’innesco di azioni di cura “rozze”, “maltrattanti” facilmente definibili come disumane
Se i concetti espressi in questo articolo e citati nel video ti sono piaciuti e ti sembrano interessanti puoi approfondire leggendo il libro “Per un’organizzazione che cura”