L’Associazione Pro Senectute ha svolto un ruolo fondamentale nel territorio vicentino per supportare l’anziano nell’inclusione sociale e per sostenere la popolazione nella prevenzione e nella cura del declino cognitivo. Il racconto della presidentessa Daniela Grieco nell’intervista che segue.

Daniela ci racconti qualche accenno storico della vostra Associazione: quando siete nati e sulla base di quale spinta?

L’Associazione di Volontariato Pro Senectute di Vicenza è stata fondata nel 1972 e da sempre si prefigge i seguenti obiettivi: prevenire i rischi della solitudine e dell’isolamento dell’anziano, sensibilizzare l’anziano ad aver “cura di sé”, supportare l’anziano nel controllo dell’efficienza della propria memoria, favorire la partecipazione dell’anziano alla vita sociale, promuovere attività creative e pratiche, sostenere psicologicamente l’anziano e la sua famiglia, attivare incontri informativi e culturali.

L’Associazione offre diversi servizi e attività, in particolare colloqui e screening gratuiti per la valutazione del funzionamento cognitivo e della memoria, uno sportello inteso come spazio di ascolto per le diverse problematiche sia personali sia familiari, incontri di stimolazione cognitiva, per allenare e stimolare la memoria, incontri di rilassamento psico-fisico, per migliorare l’equilibrio mente-corpo-spirito, informazione e sostegno per chi si prende cura di una persona fragile o con demenza.

Nella vostra storia vi siete occupati molto degli aspetti legati alla memoria e allo stato cognitivo delle persone offrendo quali servizi in particolare?

Fin dalla sua nascita L’Associazione Pro Senectute si è interessata alla cura della memoria per la prevenzione dell’invecchiamento cerebrale e ha sempre organizzato periodicamente in città o in diversi comuni della provincia di Vicenza giornate dedicate a screening rivolti alla cittadinanza, per valutare l’incidenza di deficit cognitivi in soggetti con età compresa tra i 60 e i 90 anni o per attuare percorsi di prevenzione contro lo sviluppo di patologie degenerative nella popolazione anziana.

Rilevante è stata anche l’applicazione del metodo Mnemosline, consistente nella stimolazione luminosa prolungata, attraverso un dispositivo a forma di occhiale, centrata sulla frequenza delle onde Alfa registrate mediante EEG. Il progetto Mnemosline è stato curato dallo scomparso Prof. Adolfo Porro, affiancato dallo scomparso Prof. Francesco Binda e dal Prof. Francesco Ferro Milone, che attualmente ricopre la carica di Direttore Scientifico.


Negli ultimi anni l’Associazione Pro Senectute ha ideato un servizio di screening destinato alla popolazione del vicentino over 60. Il progetto, denominato “Conoscere la memoria per averne cura” e replicato in diverse edizioni dal 2016 al 2019, ha offerto la possibilità di effettuare una valutazione di screening del funzionamento cognitivo, ha permesso di chiarire dubbi e preoccupazioni circa l’effetto dell’età sull’efficienza cognitiva e al contempo di ricevere suggerimenti per favorire la salute della propria memoria.

Parallelamente sono stati avviati dei corsi di memoria per la terza età, dove esercizi di stimolazione sono stati alternati a momenti di psico-educazione e confronto. Questi corsi sono stati replicati in più edizioni, tutte con un’ottima partecipazione. L’Associazione Pro Senectute ha promosso inoltre numerosi incontri aperti alla cittadinanza sul tema della memoria, per evidenziare come può cambiare con l’età, per indicare come sia possibile tenerla in allenamento e anche per introdurre il grande tema delle malattie neurodegenerative, con l’obiettivo di fare buona informazione, combattere pregiudizi e falsi miti e orientare agli aiuti possibili.

Pensa ci sia poca conoscenza e cura sugli aspetti legati alla memoria e in generale alla salute mentale delle persone?

L’ attuale aumento della longevità rappresenta senz’altro una conquista ma comporta anche una serie di problematiche piuttosto difficili da affrontare poiché una più alta presenza di persone anziane può inevitabilmente condurre ad una crescita di casi con demenza e di condizioni legate a un fisiologico declino cognitivo correlato all’età.

Ritengo che, anche se oggi esiste una maggiore attenzione rivolta agli aspetti legati alla memoria e alla salute mentale, in assenza di terapie risolutive, sia importante aumentare gli sforzi per riuscire ad individuare precocemente eventuali patologie, promuovere e sostenere la ricerca, potenziare la rete dei servizi. Tutto questo risulta oggi ovviamente più complicato, in relazione al momento che stiamo vivendo a causa della pandemia.

Durante la pandemia avete creato tre sportelli telefonici per poter stare vicini ai caregiver di persone con demenza, con malattie croniche e agli anziani. Ci può raccontare che tipo di esperienza è stata?

Abbiamo creato tre sportelli di ascolto per supportare anziani, familiari e caregiver in difficoltà. Il primo, attivato durante il lockdown e ancora attivo, offre un sostegno per la gestione del disorientamento, della solitudine, del lutto e dello stress emotivo.

Questa iniziativa è stata menzionata nell’articolo di Sara Sabbadin Un aiuto per i caregiver di persone con demenza su rivista CURA e dedicato allo sportello e alle difficoltà dei caregiver nella cura della persona con demenza.

Gli altri due sportelli, tuttora attivi, sono rivolti invece al supporto per i caregiver che si trovano in difficoltà nella gestione di persone o familiari con patologie croniche o con disturbi del comportamento. Lo sportello dedicato ai caregiver è gestito da psicologhe del nostro team e ad oggi abbiamo ottenuto un ottimo riscontro.

Ci siamo focalizzati sul tema della gestione a domicilio, offrendo al contempo sostegno psicologico e informazioni pratiche per facilitare la gestione quotidiana. In particolare, con lo sportello dedicato ai caregiver che si occupano di persone con disturbi del comportamento, partito a marzo di quest’anno, abbiamo raccolto la richiesta d’aiuto di 30 nuclei familiari, in alcuni casi con un intervento circoscritto, in altri accompagnando nel tempo le famiglie che si trovavano in momenti di particolare fragilità.

Che impatto ha avuto secondo lei la pandemia su queste persone? Ha notato qualcosa di particolare attraverso l’attività degli sportelli?

I caregiver soffrono di grande solitudine lungo tutta la durata di malattia della persona di cui si prendono cura, soprattutto se questa è un familiare e sicuramente la pandemia ha aggravato questa condizione, contribuendo ad isolarli ancora di più.

I lunghi mesi di chiusura dei servizi territoriali hanno pesato enormemente sulle famiglie, già stremate, e ora il sistema stenta a ripartire, limitato dalle misure anti contagio. Anche il nodo delle RSA rimane rilevante. C’è grande disomogeneità nelle possibilità di accesso nelle strutture e molti familiari che si trovano ora a dover scegliere l’ingresso in struttura sono spaventati dall’impossibilità di frequentare liberamente il proprio caro una volta entrati. All’interno dello sportello più di un nucleo familiare ha chiesto di essere supportato in questa delicata decisione.

Crede che fra la cittadinanza e i servizi ci sia molta distanza? Secondo lei in questo momento storico quale dovrebbe essere il ruolo delle Associazioni?

Per diminuire la possibile distanza tra i servizi e la cittadinanza in particolare vorrei sottolineare l’importanza dei Centri di Servizio per il Volontariato che, oltre ad avere il compito di promuovere attività di supporto informativo, formativo e tecnico per rafforzare la presenza e il ruolo dei volontari, si occupano anche di promuovere la cultura della solidarietà, di organizzare iniziative rivolte alla cittadinanza e di offrire assistenza alle Associazioni.

In questo momento storico in cui tutto risulta maggiormente difficile il ruolo delle Associazioni è ancora più importante affinché, grazie a quanto ognuna può offrire, si possano creare azioni collettive e connessioni vere, quelle cioè che non fanno sentire le persone isolate, per far riaffiorare, dopo il buio che abbiamo attraversato, nuovi significati e valori che diano senso alla vita.

Ci tengo a menzionare le nostre collaboratrici per dare loro riconoscimento per l’ottimo lavoro che svolgono:
dott.ssa Sara Sabbadin (psicologa), dott.ssa Stefania Finetto (psicologa), dott.ssa Silvia Calchiolo (psicologa), dott.ssa Chiara Gechelin (psicologa), dott.ssa Ilenia Barbuto (pedagogista), dott.ssa Giulia Romare (psicologa).

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