Torniamo a parlare di una questione molto sentita nell’ambito dei servizi agli anziani, ovvero l’integrazione tra servizi sanitari e socio-assistenziali, e ne parliamo a partire dalle riflessioni che il libro “Accordi che curano” (Editrice Dapero, 2023) ha portato – e continua a portare – con sé all’interno del settore. Ringraziamo la Fondazione Alberto Sordi per la gentile condivisione delle recensioni che sono riportate in questo articolo.
Accordi che curano: dal workshop al libro
“Accordi che curano. Verso un’assistenza domiciliare integrata sociosanitaria e sociale”, è un progetto della Fondazione Alberto Sordi, nato dal workshop voluto e organizzato dalla stessa. Nel corso dell’evento, enti del terzo settore, direttori di servizi sociosanitari, operatori e cittadini hanno potuto riflettere sui diversi temi, primo fra tutti l’integrazione dei servizi domiciliari, (che dovrebbero essere) finalizzati a garantire un’offerta integrata, attraverso una presa in carico continuativa e multidimensionale.
Favorire l’unitarietà delle risposte alla domanda di assistenza e cura diventa quindi prioritario, attraverso l’integrazione dei servizi erogati dalle ASL e dai comuni, e attraverso la razionalizzazione dell’attuale offerta di prestazioni sociosanitarie.
Un modello indispensabile
«Tutti gli studi più avanzati in ambito sociosanitario evidenziano come il nuovo modello indispensabile per offrire servizi di qualità alla popolazione non può che essere un modello di tipo sociosanitario. Occorre recuperare il più tempestivamente possibile, coraggiosamente, una visione integrata dei servizi sociali e sanitari, evitando quella frammentazione che determina anche una forte dispersione di risorse e non risponde alle richieste che con sempre maggiore insistenza i pazienti e le loro famiglie pongono al sistema. […] Ma per raggiungere questo obiettivo occorre convincersi che la sostenibilità economica del sistema è possibile se si lavora contestualmente sulla integrazione e sulla flessibilità della rete dei servizi, evitando dispersioni, inutili duplicati, inefficienze. Puntando invece a un coordinamento forte e chiaro, a una competenza effettiva e a una formazione che sappia cogliere le nuove istanze del territorio» (Accordi che curano, p. 70).
Requisiti dell’assistenza integrata: dalla formazione all’erogazione
«L’assistenza sociosanitaria nella sua dimensione integrata richiede requisiti specifici dal campo della formazione alla sua erogazione. Nell’ambito della formazione è fondamentale seguire un approccio contestualmente multidisciplinare e transdisciplinare, mentre nell’ambito dell’erogazione la caratteristica prevalente deve essere la multiprofessionalità […] Ogni sapere infatti ha un suo codice che ne definisce l’oggetto e il metodo, la sua identità specifica, e la interdisciplinarietà, senza alterare questi codici, crea un linguaggio nuovo che permette alle diverse discipline di dialogare tra di loro, fondendosi senza confondersi» (Accordi che curano, p. 76).
Il gap tra promesse e risultati
«Le proposte finora avanzate sono state molteplici; sogni e promesse ancora di più, ma, in una valutazione a breve termine, i programmi concreti stentano a decollare. Ma la norma affronta questi obiettivi più in chiave descrittiva che prescrittiva, tanto che non si va oltre il mero enunciato e non si riesce a tradurla in azioni concrete, come confermano i fatti seguiti all’approvazione della norma stessa» (Accordi che curano, p. 80).
A partire dalla terminologia, il bisogno di una chiarezza concettuale
«Le priorità stabilite dall’OMS sono state assunte da molti paesi europei pur con differenti approcci tutti mirati a realizzare una migliore integrazione del sistema ospedaliero. I differenti approcci mancano di una terminologia comune e vengono citati spesso come shared care, transmural care, intermediate care, seamless care, disease management, case management, continuous care, integrated care pathways e integrated delivery networks. L’ambiguità sottesa a questi termini generici porta alla mancanza di una chiarezza concettuale che ostacola la comprensione sistematica e quindi l’ideazione, la progettazione, l’erogazione, la gestione e la valutazione delle cure integrate» (Accordi che curano, pp 86-87).
Accordi che curano
Riflessioni sull’integrazione dei servizi sanitari e socio assistenziali
A cura di Gabriella Facchinetti
Enti del terzo settore, direttori di servizi, operatori e cittadini, insieme per trovare e promuovere soluzioni verso un’assistenza sociale e sociosanitaria integrata.
L’accoglienza del libro Accordi che curano
«Nonostante il tema ben conosciuto, “Accordi che curano” si distingue per la sua originalità nel trattare questo argomento, grazie ad alcune caratteristiche.
«La prima è la interdisciplinarietà dei contributi raccolti, che come indicato nel capitolo 4, permette di analizzare, sintetizzare “e armonizzare i collegamenti tra le discipline in un insieme coordinato e coerente” (p. 101). Il volume presenta quindi contributi di una pluralità di soggetti che riflette il complesso sistema di attori che gravita attorno al tema: operatori; familiari; studiosi del settore; istituzioni. Questo esercizio di integrazione di discipline e competenze attorno a una cornice comune rende credibile e solido l’argomento a favore della ricomposizione dei settori sanitario e socio-assistenziale. Inoltre, la curatela è particolarmente efficace nell’organizzare contenuti in maniera tale da sottolineare l’elevato grado di complementarietà tra le prospettive riportate, nonostante l’eterogeneità di ruoli e background degli autori coinvolti.
«La seconda è solidità dei contenuti, che alternano esperienza diretta degli addetti ai lavori, evidente nella prima parte del volume dedicata al resoconto del workshop dedicato al tema oggetto del volume, e evidenze emerse nella letteratura scientifica a supporto delle tesi e delle proposte riportate, illustrate nella seconda parte del volume.
«La terza è la natura propositiva del testo che, pur basandosi su dati e evidenze solide e incontrovertibili, non manca di offrire al dibattito piste di lavoro concrete per non perdere l’ennesima occasione di favorire l’integrazione tra sanitario e socio-sanitario offerta da PNRR e dalla Riforma Anziani attualmente in discussione e invertire la rotta rispetto a esperienze anche recenti di dubbia efficacia.
[…]
È solo attraverso un lavoro di rete che affronti contestualmente, pur con competenze e strumenti diversi, la totalità degli aspetti sopra delineati, che si potrà immaginare di creare le condizioni per integrare servizi sanitari e socio-assistenziali, aumentando l’efficacia degli interventi pubblici e garantendo l’equità del sistema. Per farlo, è imperativo superare la dimensione retorica che spesso ha caratterizzato l’integrazione tra i sistemi, di cui tutti parlano ma nessuno sembra voler veramente farsi carico. In questo senso, una pista di lavoro utile è nel titolo di questo libro, ben spiegata nelle conclusioni: è necessario far riconoscere l’esigenza di un “accordo” tra tutti gli attori che si occupano di cura, che riconoscano il vantaggio reciproco nell’affrontare uniti una sfida troppo grande perché sia affrontata singolarmente.
Ne va della tenuta sociale del paese e della capacità del sistema di garantire parità di trattamento e tutela della dignità dei singoli in ogni fase della propria vita».
Sul sito della Fondazione Alberto Sordi è possibile leggere questa e altre recensioni al libro. Puoi leggere qui l’intera recensione del libro Accordi Che Curano, di Eleonora Perobelli, qui riportata in modo parziale.
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Torniamo a parlare di una questione molto sentita nell’ambito dei servizi agli anziani, ovvero l’integrazione tra servizi sanitari e socio-assistenziali, e ne parliamo a partire dalle riflessioni che il libro “Accordi che curano” (Editrice Dapero, 2023) ha portato – e continua a portare – con sé all’interno del settore. Ringraziamo la Fondazione Alberto Sordi per la gentile condivisione delle recensioni che sono riportate in questo articolo.
Accordi che curano: dal workshop al libro
“Accordi che curano. Verso un’assistenza domiciliare integrata sociosanitaria e sociale”, è un progetto della Fondazione Alberto Sordi, nato dal workshop voluto e organizzato dalla stessa. Nel corso dell’evento, enti del terzo settore, direttori di servizi sociosanitari, operatori e cittadini hanno potuto riflettere sui diversi temi, primo fra tutti l’integrazione dei servizi domiciliari, (che dovrebbero essere) finalizzati a garantire un’offerta integrata, attraverso una presa in carico continuativa e multidimensionale.
Favorire l’unitarietà delle risposte alla domanda di assistenza e cura diventa quindi prioritario, attraverso l’integrazione dei servizi erogati dalle ASL e dai comuni, e attraverso la razionalizzazione dell’attuale offerta di prestazioni sociosanitarie.
Un modello indispensabile
«Tutti gli studi più avanzati in ambito sociosanitario evidenziano come il nuovo modello indispensabile per offrire servizi di qualità alla popolazione non può che essere un modello di tipo sociosanitario. Occorre recuperare il più tempestivamente possibile, coraggiosamente, una visione integrata dei servizi sociali e sanitari, evitando quella frammentazione che determina anche una forte dispersione di risorse e non risponde alle richieste che con sempre maggiore insistenza i pazienti e le loro famiglie pongono al sistema. […] Ma per raggiungere questo obiettivo occorre convincersi che la sostenibilità economica del sistema è possibile se si lavora contestualmente sulla integrazione e sulla flessibilità della rete dei servizi, evitando dispersioni, inutili duplicati, inefficienze. Puntando invece a un coordinamento forte e chiaro, a una competenza effettiva e a una formazione che sappia cogliere le nuove istanze del territorio» (Accordi che curano, p. 70).
Requisiti dell’assistenza integrata: dalla formazione all’erogazione
«L’assistenza sociosanitaria nella sua dimensione integrata richiede requisiti specifici dal campo della formazione alla sua erogazione. Nell’ambito della formazione è fondamentale seguire un approccio contestualmente multidisciplinare e transdisciplinare, mentre nell’ambito dell’erogazione la caratteristica prevalente deve essere la multiprofessionalità […] Ogni sapere infatti ha un suo codice che ne definisce l’oggetto e il metodo, la sua identità specifica, e la interdisciplinarietà, senza alterare questi codici, crea un linguaggio nuovo che permette alle diverse discipline di dialogare tra di loro, fondendosi senza confondersi» (Accordi che curano, p. 76).
Il gap tra promesse e risultati
«Le proposte finora avanzate sono state molteplici; sogni e promesse ancora di più, ma, in una valutazione a breve termine, i programmi concreti stentano a decollare. Ma la norma affronta questi obiettivi più in chiave descrittiva che prescrittiva, tanto che non si va oltre il mero enunciato e non si riesce a tradurla in azioni concrete, come confermano i fatti seguiti all’approvazione della norma stessa» (Accordi che curano, p. 80).
A partire dalla terminologia, il bisogno di una chiarezza concettuale
«Le priorità stabilite dall’OMS sono state assunte da molti paesi europei pur con differenti approcci tutti mirati a realizzare una migliore integrazione del sistema ospedaliero. I differenti approcci mancano di una terminologia comune e vengono citati spesso come shared care, transmural care, intermediate care, seamless care, disease management, case management, continuous care, integrated care pathways e integrated delivery networks. L’ambiguità sottesa a questi termini generici porta alla mancanza di una chiarezza concettuale che ostacola la comprensione sistematica e quindi l’ideazione, la progettazione, l’erogazione, la gestione e la valutazione delle cure integrate» (Accordi che curano, pp 86-87).
Accordi che curano
Riflessioni sull’integrazione dei servizi sanitari e socio assistenziali
A cura di Gabriella Facchinetti
Enti del terzo settore, direttori di servizi, operatori e cittadini, insieme per trovare e promuovere soluzioni verso un’assistenza sociale e sociosanitaria integrata.
L’accoglienza del libro Accordi che curano
«Nonostante il tema ben conosciuto, “Accordi che curano” si distingue per la sua originalità nel trattare questo argomento, grazie ad alcune caratteristiche.
«La prima è la interdisciplinarietà dei contributi raccolti, che come indicato nel capitolo 4, permette di analizzare, sintetizzare “e armonizzare i collegamenti tra le discipline in un insieme coordinato e coerente” (p. 101). Il volume presenta quindi contributi di una pluralità di soggetti che riflette il complesso sistema di attori che gravita attorno al tema: operatori; familiari; studiosi del settore; istituzioni. Questo esercizio di integrazione di discipline e competenze attorno a una cornice comune rende credibile e solido l’argomento a favore della ricomposizione dei settori sanitario e socio-assistenziale. Inoltre, la curatela è particolarmente efficace nell’organizzare contenuti in maniera tale da sottolineare l’elevato grado di complementarietà tra le prospettive riportate, nonostante l’eterogeneità di ruoli e background degli autori coinvolti.
«La seconda è solidità dei contenuti, che alternano esperienza diretta degli addetti ai lavori, evidente nella prima parte del volume dedicata al resoconto del workshop dedicato al tema oggetto del volume, e evidenze emerse nella letteratura scientifica a supporto delle tesi e delle proposte riportate, illustrate nella seconda parte del volume.
«La terza è la natura propositiva del testo che, pur basandosi su dati e evidenze solide e incontrovertibili, non manca di offrire al dibattito piste di lavoro concrete per non perdere l’ennesima occasione di favorire l’integrazione tra sanitario e socio-sanitario offerta da PNRR e dalla Riforma Anziani attualmente in discussione e invertire la rotta rispetto a esperienze anche recenti di dubbia efficacia.
[…]
È solo attraverso un lavoro di rete che affronti contestualmente, pur con competenze e strumenti diversi, la totalità degli aspetti sopra delineati, che si potrà immaginare di creare le condizioni per integrare servizi sanitari e socio-assistenziali, aumentando l’efficacia degli interventi pubblici e garantendo l’equità del sistema. Per farlo, è imperativo superare la dimensione retorica che spesso ha caratterizzato l’integrazione tra i sistemi, di cui tutti parlano ma nessuno sembra voler veramente farsi carico. In questo senso, una pista di lavoro utile è nel titolo di questo libro, ben spiegata nelle conclusioni: è necessario far riconoscere l’esigenza di un “accordo” tra tutti gli attori che si occupano di cura, che riconoscano il vantaggio reciproco nell’affrontare uniti una sfida troppo grande perché sia affrontata singolarmente.
Ne va della tenuta sociale del paese e della capacità del sistema di garantire parità di trattamento e tutela della dignità dei singoli in ogni fase della propria vita».
Sul sito della Fondazione Alberto Sordi è possibile leggere questa e altre recensioni al libro. Puoi leggere qui l’intera recensione del libro Accordi Che Curano, di Eleonora Perobelli, qui riportata in modo parziale.