Sviluppare competenze e valori, superare la consuetudine e comunicare efficacemente gli obiettivi

Fabio Bonetta
Direttore Generale dell’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona ITIS (Trieste)

I servizi alla persona vivono una fase complessa per diverse ragioni

  • Ci sono differenze sostanziali tra le diverse realtà: pubbliche e private, profit e no profit.
  • Una riflessione si deve fare sulle normative e l’organizzazione dei comuni che sono chiamati a fornire risposte ai cittadini anche in assenza di strutture adeguate.
  • Bisogna poi pensare alle differenze tra le ASL e le ASP. Le prime sostenute dalla fiscalità generale mentre le seconde si alimentano con rette pagate per i servizi forniti.
  • Ci sono poi le notevoli differenze tra le aziende profit e quelle del terzo settore.

Tali disequilibri creano divari enormi in termini economici, gestionali, tributari, operativi e questa disomogeneità si assomma alle differenti normative regionali creando un quadro che rasenta la dis-integrazione. È prioritario che il sistema, in primis la politica, s’interroghi rispetto a tale quadro, specialmente nell’ambito pubblico, dove non siamo ancora in grado di dare un significato serio al termine integrazione nella rete dei servizi.


Dirigere un servizio pubblico è fantastico
perché offre la possibilità di unire le competenze professionali ai valori dell’etica ma è complesso e richiede un’apertura mentale notevole unita alla volontà di conoscere, studiare per sviluppare un modello gestionale sostenibile.


Non credo all’applicazione di modelli standard. L’autonomia è meno difficile da concretizzare, se basata su una vision e su una strategia precisa in cui siano resi chiari e possibilmente condivisi gli obiettivi di qualità dei servizi prioritari per l’organizzazione, sia a livello interno che esterno..


Trasparenza, correttezza ed empatia sono fattori vincenti nei servizi alla persona, ma il passo più complesso è andare dalle dichiarazioni alla loro realizzazione per la delicatezza del servizio fornito da organizzazioni fatte di persone spesso molto diverse tra di loro.

Il lavoro di equipe è la chiave del successo; per raggiungere i migliori risultati occorre sostenere la motivazione esprimendo con chiarezza gli obiettivi, affermando che il cambiamento fa bene prima di tutto all’operatore


L’antica arte della mediazione, basata sul rispetto e sull’onestà intellettuale, è, forse, la matrice del successo operativo delle organizzazioni. Il direttore, infatti, molte volte è chiamato proprio a mediare tra esigenze, necessità diverse, sia all’interno che all’esterno.


L’innovazione sociale è la vera vision per il futuro sociale sostenibile e le alleanze esterne sono indispensabili perché i servizi alla persona vivono spesso circondati da una bassa considerazione.


I limiti del sistema pubblico oggi sono: l’impianto normativo, le limitazioni finanziarie e il progressivo depauperamento delle competenze.


Suggerimenti e stimoli in chiusura
Penso che una nuova cultura debba imporsi in modo da rendere l’intera società consapevole dell’importanza che riveste per ognuno di noi il fatto di poter contare su supporti qualificati e sostenibili al momento del bisogno. Tutto parte dalla consapevolezza della realtà all’interno delle organizzazioni e dal trasferimento progressivo di modelli appropriati alla conoscenza generale. Ritengo tutto ciò possibile, avendo l’umiltà e la perseveranza di portare avanti queste forme di rivoluzione sociale, basate su capacità propositiva qualificata

Un approfondimento sui temi proposti nella sintesi riportata sopra la si può trovare nella versione integrale dell’articolo pubblicato sulla versione cartacea della rivista. (N° 1 del marzo 2020). Per acquisto del singolo numero clicca su CURA n° 1

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Direttore Generale dell’Azienda Pubblica di Servizi ITIS di Trieste - Membro del Comitato operativo della rivista CURA

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