Gli spazi verdi nelle RSA possono diventare luoghi di Cura. In quest’articolo la narratice di Cura Barbara Picchio riflette sul legame profondo tra cura della terra e cura dell’umano, a partire dall’incontro con Diego Rodolfi, arboricoltore e giardiniere in alcune RSA del territorio bergamasco.

Diego Rodolfi, giardiniere in RSA

“L’amore è come una pianta preziosa. Non puoi accettare di riceverla e lasciarla sulla credenza pensando che sopravvivrà da sola. Dovrai continuare ad annaffiarla, prendertene cura e nutrirla.”

La frase di John Lennon ci ricorda un aspetto semplice ma profondo: ciò che è vivo ha bisogno di cura, dedizione e tempo.

Così accade con le relazioni umane e con la natura. A volte queste due dimensioni si incontrano e danno vita a qualcosa di speciale, come avviene in giardini e spazi verdi nelle RSA.

Parlando con Diego Rodolfi, arboricoltore specializzato e giardiniere appassionato, che si occupa di spazi verdi in alcune strutture socioassistenziali, si percepisce quanto la cura degli alberi e della natura possa diventare un atto di relazione, un ponte tra il passato e il presente, tra le generazioni e i ricordi.

Ben più di un lavoro

Diego ha avuto le idee chiare fin da bambino. In prima elementare sognava già la scuola di agraria, un percorso segnato quasi dal DNA, un richiamo alle radici della sua famiglia contadina. Oggi la sua professione non è soltanto fatta di interventi specialistici sugli alberi ad alto fusto con tecniche di tree climbing, ma anche di cura e ascolto, soprattutto quando si occupa degli spazi verdi nelle RSA.

Da quindici anni Diego collabora con la Fondazione Vaglietti Corsini di Cologno al Serio (BG), suo paese d’origine. Frequentando la struttura, alcuni residenti l’hanno riconosciuto come “il nipote di Francesco”.

Attraverso le loro storie, ha ricostruito pezzi del passato della sua famiglia: un bisnonno contadino mai conosciuto, un nonno tornato profondamente cambiato dalla guerra di Russia. È stato un incontro con la memoria collettiva degli anziani, con quei frammenti di vita che riemergono attraverso parole lente, ricordi dolci e dolorosi.

“Il contatto con gli anziani è un’esperienza che va oltre il lavoro,” mi racconta.

“A volte basta un sorriso o un silenzio condiviso per creare un legame. Altre volte sono loro a prendersi cura di me, donandomi consigli sulla vita e sulla famiglia.”

Spazi verdi nelle RSA

Gli spazi verdi nelle RSA non sono solo un elemento decorativo, ma luoghi che accolgono e restituiscono vita.

Alla Fondazione Vaglietti Corsini gli anziani attendono con gioia l’arrivo di Diego: chi si avvicina per chiacchierare, chi per raccomandargli di tenere pulita “la zona dedicata alla Madonna”, chi per condividere il piacere semplice di una fioritura stagionale.

Foto giardino Fondazione Vaglietti

In foto: il giardino delle Fondazione Vaglietti Corsini di Cologno al Serio (BG)

Alcuni residenti escono autonomamente, altri osservano con attenzione il suo lavoro da una finestra o cercano una scusa per uno scambio di parole. Diego racconta di tagliare spesso fiori per regalarli alle signore che vivono in RSA: piccoli gesti che trasformano il quotidiano in momenti di bellezza.

Questa relazione con lo spazio esterno si estende anche alla Fondazione Casa Serena di Brembate di Sopra (BG), dove Diego si prende cura di un parco con 320 alberi, tra cui un Olmo del Caucaso un esemplare raro, l’unico della provincia bergamasca.

Foto parco Casa Serena

In foto: sopra il parco di Fondazione Casa Serena e a seguire l’Olmo del Caucaso

Foto Olmo del Caucaso di Fondazione Casa Serena

La presenza di specie non comuni diventa essa stessa spunto narrativo: un albero unico nel territorio diviene simbolo di unicità e resilienza, ricordando che anche un luogo di cura può essere culla di biodiversità.

Resilienza e radici: il signor E.

La metafora della resilienza, suggerita da Enzo Bianchi quando descrive gli alberi che, pur piegandosi sotto il peso della neve non si spezzano, si applica perfettamente alle RSA.

Queste strutture hanno affrontato negli ultimi anni sfide importanti: difficoltà economiche, carenza di personale, emergenze sanitarie. Eppure, come alberi in inverno, mantengono le loro radici salde nella terra, in attesa della primavera, di un tempo di rinnovo e rigenerazione.

Anzi, a guardare bene, la resilienza vive in molti modi al loro interno.

Emblematico per me è il caso del signor E., residente in Fondazione Casa Serena., che con la sola forza delle braccia e l’uso della sua sedia a rotelle ha tracciato nuovi sentieri nel parco, rendendoli accessibili anche ad altri anziani. Un gesto di autonomia che diventa atto di generosità collettiva.

Foto sentiero tracciato dal signor E.

In foto: il sentiero tracciato dal signor E.

La scorsa primavera E. ha creato un cuore nell’erba, visibile dai balconi della struttura: un messaggio d’amore silenzioso ma potente, un modo per dire “ci sono, e questo spazio verde è anche per voi”.

L’ampio parco della storica RSA bergamasca permette ai residenti di assaporare un senso di libertà e allo stesso tempo di ritagliarsi momenti di privacy per stare con sé stessi, lontani dal rumore e dal vociare quotidiano ritrovando uno stato di quiete e una profonda connessione con il proprio lato spirituale. 

Spazi verdi nelle RSA come atto terapeutico

La dimensione terapeutica degli spazi verdi nelle RSA trova conferma in numerose ricerche internazionali. La visione di un paesaggio naturale può ridurre lo stress, la pressione sanguigna, favorire il rilassamento mentale.

Studi sull’ortoterapia e sul giardinaggio dimostrano come la partecipazione attiva, anche con pratiche molto semplici, può stimolare funzioni cognitive, motorie e sociali nelle persone anziane, migliorando la qualità della loro vita. Non si tratta di un mero sfondo scenico, ma di un vero e proprio “setting di cura”, progettato affinché sia accessibile, sicuro, stimolante e confortevole.

In questo senso, la progettazione di giardini sensoriali, orti rialzati, sentieri senza barriere e zone d’ombra adeguate diviene una vera e propria disciplina, in cui architetti del paesaggio, orticoltori e operatori sanitari lavorano insieme.

L’obiettivo non è solo il bello, ma la funzionalità inclusiva e il valore terapeutico dello spazio, come ho raccontato meglio in precedenza, nel mio approfondimento dedicato agli healing garden.

La Cura come relazione viva

Ciò che affiora da tutte queste esperienze, in definitiva, è una nuova prospettiva sulla cura, non unidirezionale, non ancorata soltanto al ruolo medico o assistenziale, ma diffusa, partecipata. La cura è un dialogo, fatto di sguardi, gesti, silenzi e parole.

Un arboricoltore che ascolta i ricordi di un anziano, un residente che gli indica un ramo da potare, un fiore regalato per illuminare un volto: sono tutti frammenti di una relazione viva che cresce come una pianta. E proprio come una pianta preziosa, questa relazione richiede attenzione, dedizione e amore.

Negli spazi verdi delle RSA la natura diviene il medium di questo dialogo, un luogo dove tempi e vissuti si intrecciano, dove la cura umana e la cura della terra si alimentano a vicenda.

Qui, tra radici che affondano in profondità e chiome che si aprono verso il cielo, la vita continua a germogliare, a prendere forma e significato, offrendo a tutti, anziani, operatori, familiari, volontari o semplici visitatori, la possibilità di sentirsi parte di un ciclo più grande, di una continuità che supera le barriere del tempo.

Bibliografia

About the Author: Barbara Picchio

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Famigliare, diventata nel tempo una "RSA lover". Fa parte del team dei narratorə di CURA.

Grazie di cuore

 

Se questo articolo ti è stato utile puoi fare una piccola donazione per sostenere il lavoro di CURA

rivista CURA settembre23

Con 1 euro puoi aiutarci a cambiare la narrazione stereotipata sulla vecchiaia e sul mondo delle RSA.

Gli spazi verdi nelle RSA possono diventare luoghi di Cura. In quest’articolo la narratice di Cura Barbara Picchio riflette sul legame profondo tra cura della terra e cura dell’umano, a partire dall’incontro con Diego Rodolfi, arboricoltore e giardiniere in alcune RSA del territorio bergamasco.

Diego Rodolfi, giardiniere in RSA

“L’amore è come una pianta preziosa. Non puoi accettare di riceverla e lasciarla sulla credenza pensando che sopravvivrà da sola. Dovrai continuare ad annaffiarla, prendertene cura e nutrirla.”

La frase di John Lennon ci ricorda un aspetto semplice ma profondo: ciò che è vivo ha bisogno di cura, dedizione e tempo.

Così accade con le relazioni umane e con la natura. A volte queste due dimensioni si incontrano e danno vita a qualcosa di speciale, come avviene in giardini e spazi verdi nelle RSA.

Parlando con Diego Rodolfi, arboricoltore specializzato e giardiniere appassionato, che si occupa di spazi verdi in alcune strutture socioassistenziali, si percepisce quanto la cura degli alberi e della natura possa diventare un atto di relazione, un ponte tra il passato e il presente, tra le generazioni e i ricordi.

Ben più di un lavoro

Diego ha avuto le idee chiare fin da bambino. In prima elementare sognava già la scuola di agraria, un percorso segnato quasi dal DNA, un richiamo alle radici della sua famiglia contadina. Oggi la sua professione non è soltanto fatta di interventi specialistici sugli alberi ad alto fusto con tecniche di tree climbing, ma anche di cura e ascolto, soprattutto quando si occupa degli spazi verdi nelle RSA.

Da quindici anni Diego collabora con la Fondazione Vaglietti Corsini di Cologno al Serio (BG), suo paese d’origine. Frequentando la struttura, alcuni residenti l’hanno riconosciuto come “il nipote di Francesco”.

Attraverso le loro storie, ha ricostruito pezzi del passato della sua famiglia: un bisnonno contadino mai conosciuto, un nonno tornato profondamente cambiato dalla guerra di Russia. È stato un incontro con la memoria collettiva degli anziani, con quei frammenti di vita che riemergono attraverso parole lente, ricordi dolci e dolorosi.

“Il contatto con gli anziani è un’esperienza che va oltre il lavoro,” mi racconta.

“A volte basta un sorriso o un silenzio condiviso per creare un legame. Altre volte sono loro a prendersi cura di me, donandomi consigli sulla vita e sulla famiglia.”

Spazi verdi nelle RSA

Gli spazi verdi nelle RSA non sono solo un elemento decorativo, ma luoghi che accolgono e restituiscono vita.

Alla Fondazione Vaglietti Corsini gli anziani attendono con gioia l’arrivo di Diego: chi si avvicina per chiacchierare, chi per raccomandargli di tenere pulita “la zona dedicata alla Madonna”, chi per condividere il piacere semplice di una fioritura stagionale.

Foto giardino Fondazione Vaglietti

In foto: il giardino delle Fondazione Vaglietti Corsini di Cologno al Serio (BG)

Alcuni residenti escono autonomamente, altri osservano con attenzione il suo lavoro da una finestra o cercano una scusa per uno scambio di parole. Diego racconta di tagliare spesso fiori per regalarli alle signore che vivono in RSA: piccoli gesti che trasformano il quotidiano in momenti di bellezza.

Questa relazione con lo spazio esterno si estende anche alla Fondazione Casa Serena di Brembate di Sopra (BG), dove Diego si prende cura di un parco con 320 alberi, tra cui un Olmo del Caucaso un esemplare raro, l’unico della provincia bergamasca.

Foto parco Casa Serena

In foto: sopra il parco di Fondazione Casa Serena e a seguire l’Olmo del Caucaso

Foto Olmo del Caucaso di Fondazione Casa Serena

La presenza di specie non comuni diventa essa stessa spunto narrativo: un albero unico nel territorio diviene simbolo di unicità e resilienza, ricordando che anche un luogo di cura può essere culla di biodiversità.

Resilienza e radici: il signor E.

La metafora della resilienza, suggerita da Enzo Bianchi quando descrive gli alberi che, pur piegandosi sotto il peso della neve non si spezzano, si applica perfettamente alle RSA.

Queste strutture hanno affrontato negli ultimi anni sfide importanti: difficoltà economiche, carenza di personale, emergenze sanitarie. Eppure, come alberi in inverno, mantengono le loro radici salde nella terra, in attesa della primavera, di un tempo di rinnovo e rigenerazione.

Anzi, a guardare bene, la resilienza vive in molti modi al loro interno.

Emblematico per me è il caso del signor E., residente in Fondazione Casa Serena., che con la sola forza delle braccia e l’uso della sua sedia a rotelle ha tracciato nuovi sentieri nel parco, rendendoli accessibili anche ad altri anziani. Un gesto di autonomia che diventa atto di generosità collettiva.

Foto sentiero tracciato dal signor E.

In foto: il sentiero tracciato dal signor E.

La scorsa primavera E. ha creato un cuore nell’erba, visibile dai balconi della struttura: un messaggio d’amore silenzioso ma potente, un modo per dire “ci sono, e questo spazio verde è anche per voi”.

L’ampio parco della storica RSA bergamasca permette ai residenti di assaporare un senso di libertà e allo stesso tempo di ritagliarsi momenti di privacy per stare con sé stessi, lontani dal rumore e dal vociare quotidiano ritrovando uno stato di quiete e una profonda connessione con il proprio lato spirituale. 

Spazi verdi nelle RSA come atto terapeutico

La dimensione terapeutica degli spazi verdi nelle RSA trova conferma in numerose ricerche internazionali. La visione di un paesaggio naturale può ridurre lo stress, la pressione sanguigna, favorire il rilassamento mentale.

Studi sull’ortoterapia e sul giardinaggio dimostrano come la partecipazione attiva, anche con pratiche molto semplici, può stimolare funzioni cognitive, motorie e sociali nelle persone anziane, migliorando la qualità della loro vita. Non si tratta di un mero sfondo scenico, ma di un vero e proprio “setting di cura”, progettato affinché sia accessibile, sicuro, stimolante e confortevole.

In questo senso, la progettazione di giardini sensoriali, orti rialzati, sentieri senza barriere e zone d’ombra adeguate diviene una vera e propria disciplina, in cui architetti del paesaggio, orticoltori e operatori sanitari lavorano insieme.

L’obiettivo non è solo il bello, ma la funzionalità inclusiva e il valore terapeutico dello spazio, come ho raccontato meglio in precedenza, nel mio approfondimento dedicato agli healing garden.

La Cura come relazione viva

Ciò che affiora da tutte queste esperienze, in definitiva, è una nuova prospettiva sulla cura, non unidirezionale, non ancorata soltanto al ruolo medico o assistenziale, ma diffusa, partecipata. La cura è un dialogo, fatto di sguardi, gesti, silenzi e parole.

Un arboricoltore che ascolta i ricordi di un anziano, un residente che gli indica un ramo da potare, un fiore regalato per illuminare un volto: sono tutti frammenti di una relazione viva che cresce come una pianta. E proprio come una pianta preziosa, questa relazione richiede attenzione, dedizione e amore.

Negli spazi verdi delle RSA la natura diviene il medium di questo dialogo, un luogo dove tempi e vissuti si intrecciano, dove la cura umana e la cura della terra si alimentano a vicenda.

Qui, tra radici che affondano in profondità e chiome che si aprono verso il cielo, la vita continua a germogliare, a prendere forma e significato, offrendo a tutti, anziani, operatori, familiari, volontari o semplici visitatori, la possibilità di sentirsi parte di un ciclo più grande, di una continuità che supera le barriere del tempo.

Bibliografia

About the Author: Barbara Picchio

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Famigliare, diventata nel tempo una "RSA lover". Fa parte del team dei narratorə di CURA.

Grazie di cuore

 

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rivista CURA settembre23

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