ELISA MENCACCI
Per una cura più spirituale
Sogno una Cura che sia esistenziale, umana, spirituale: che non abbia paura di immergersi nei meandri del dolore, della paura, del morire come parte del vivere, dando a questi passaggi vitali una loro dignità. Sogno che la Cura possa diventare narrata e narrabile, fatta di parole come “Morte”, “Anima”, “Mistero”, “Sacro”; capace di essere al tempo stesso Educazione, alla morte e quindi alla vita.
Mi piace descrivermi come “studiosa della morte e amante della vita”, una definizione che abbraccia il mio modo di essere fuori e dentro l’ambito professionale. Non è mai solo un lavoro: nella mia quotidianità di psicologa e psicoterapeuta cerco di accompagnare, sostenere e stare con la persona malata, anziana, fragile, ma anche la sua famiglia, sino alla fine, nei passaggi e nelle sfide che portano a interrogarsi sul limite e sul confine.
Lavoro in un nucleo per persone con demenza e a domicilio, con anziani e adulti affetti da malattie neurodegenerative. Mi arricchisco di loro storie, parole, sogni, desideri, anche paure. Credo che stare nel silenzio e nell’assenza sia compito professionale e umano: non siamo solo operatori di cura ma accompagnatori nell’esistenza, e questo arricchisce di senso, e motiva a crescere, giorno dopo giorno, storia dopo storia.