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Disfagia: cosa significa e quali sono le cause?

Last Updated: 12 Giugno 2024By Tags: 1,9 min read

La disfagia è un disturbo comune legato alla difficoltà di deglutizione che può manifestarsi a tutte le età, anche se è prevalente tra la popolazione anziana. Tale problema può essere temporaneo o permanente e può riguardare sia uomini sia donne. Ma di cosa si tratta nello specifico?

 

Cos’è la disfagia?

 

Il termine disfagia indica qualsiasi disturbo nella progressione del cibo dalla bocca allo stomaco e può coinvolgere ognuna delle fasi della deglutizione. La deglutizione è la capacità di incanalare sostanze solide, liquide, gassose o miste (cibo o bevande, da soli o insieme) dalla bocca allo stomaco. 

 

È un processo complesso che prevede una rapida coordinazione di un insieme di muscoli che permette da un lato il passaggio del bolo – ovvero del cibo masticato, impastato e imbevuto di saliva – verso l’apparato digerente e dall’altro la protezione delle vie aeree e dei polmoni dal pericolo di aspirazione e/o di penetrazione.

 

La deglutizione è un processo in parte volontario e in parte di natura riflessa, in quanto alcune fasi non sono sotto il nostro controllo e sono pertanto involontarie. Se ci sono delle complicanze durante questo processo, possono esserci delle conseguenze anche gravi, come la polmonite ab ingestis. 

 

Riconoscere questo disturbo in tempo è fondamentale per la sicurezza e la vita del paziente.

 

Quali sono le cause della disfagia?

 

La disfagia può avere diverse cause e secondo l’American Gastroenterological Society possono essere così classificate:

 

  • Neurologiche – tumori del tronco, trauma cranico, stroke, paralisi cerebrale, sindrome di Guillain-Barrè, morbo di Huntington, poliomielite, sindrome post poliomielite, discinesia tardiva, encefalopatie metaboliche, sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica, demenza, morbo di Parkinson e morbo di Alzheimer;
  • Strutturali – barra cricofaringea, diverticolo di Zenker, cicatrici cervicali, tumori orofaringei, malformazioni congenite, osteofiti e malformazioni scheletriche;
  • Miopatiche – malattie del connettivo (overlap syndrome), dermatomiosite, miastenia grave, sarcoidosi, distrofia miotonica, distrofia oculofaringea, polimiosite, sindromi paraneoplastiche;
  • Iatrogene – effetti collaterali di terapie farmacologiche, conseguenze post chirurgia muscolare o neurogena, effetti da esposizione a radiazione, corrosiva (lesione da pillole, intenzionale);
  • Infettive – difterite, botulismo, malattia di Lyme, sifilide, mucosite (da herpes, cytomegalovirus, candida, ecc.);
  • Metaboliche – amiloidosi, sindrome di Cushing, tireotossicosi, morbo di Wilson.

 

In caso di sospetto di disfagia è auspicabile contattare il proprio medico e seguire l’iter necessario per la diagnosi di tale disturbo per comprenderne il grado di gravità e le modalità di risposta.

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La disfagia è un disturbo comune legato alla difficoltà di deglutizione che può manifestarsi a tutte le età, anche se è prevalente tra la popolazione anziana. Tale problema può essere temporaneo o permanente e può riguardare sia uomini sia donne. Ma di cosa si tratta nello specifico?

 

Cos’è la disfagia?

 

Il termine disfagia indica qualsiasi disturbo nella progressione del cibo dalla bocca allo stomaco e può coinvolgere ognuna delle fasi della deglutizione. La deglutizione è la capacità di incanalare sostanze solide, liquide, gassose o miste (cibo o bevande, da soli o insieme) dalla bocca allo stomaco. 

 

È un processo complesso che prevede una rapida coordinazione di un insieme di muscoli che permette da un lato il passaggio del bolo – ovvero del cibo masticato, impastato e imbevuto di saliva – verso l’apparato digerente e dall’altro la protezione delle vie aeree e dei polmoni dal pericolo di aspirazione e/o di penetrazione.

 

La deglutizione è un processo in parte volontario e in parte di natura riflessa, in quanto alcune fasi non sono sotto il nostro controllo e sono pertanto involontarie. Se ci sono delle complicanze durante questo processo, possono esserci delle conseguenze anche gravi, come la polmonite ab ingestis. 

 

Riconoscere questo disturbo in tempo è fondamentale per la sicurezza e la vita del paziente.

 

Quali sono le cause della disfagia?

 

La disfagia può avere diverse cause e secondo l’American Gastroenterological Society possono essere così classificate:

 

  • Neurologiche – tumori del tronco, trauma cranico, stroke, paralisi cerebrale, sindrome di Guillain-Barrè, morbo di Huntington, poliomielite, sindrome post poliomielite, discinesia tardiva, encefalopatie metaboliche, sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica, demenza, morbo di Parkinson e morbo di Alzheimer;
  • Strutturali – barra cricofaringea, diverticolo di Zenker, cicatrici cervicali, tumori orofaringei, malformazioni congenite, osteofiti e malformazioni scheletriche;
  • Miopatiche – malattie del connettivo (overlap syndrome), dermatomiosite, miastenia grave, sarcoidosi, distrofia miotonica, distrofia oculofaringea, polimiosite, sindromi paraneoplastiche;
  • Iatrogene – effetti collaterali di terapie farmacologiche, conseguenze post chirurgia muscolare o neurogena, effetti da esposizione a radiazione, corrosiva (lesione da pillole, intenzionale);
  • Infettive – difterite, botulismo, malattia di Lyme, sifilide, mucosite (da herpes, cytomegalovirus, candida, ecc.);
  • Metaboliche – amiloidosi, sindrome di Cushing, tireotossicosi, morbo di Wilson.

 

In caso di sospetto di disfagia è auspicabile contattare il proprio medico e seguire l’iter necessario per la diagnosi di tale disturbo per comprenderne il grado di gravità e le modalità di risposta.

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